La notizia non è ancora ufficiale, ma le voci corrono. Goldman Sachs starebbe pensando di offrire ai suoi clienti di wealth management la possibilità di effettuare investimenti in Bitcoin e in altri asset digitali. Secondo le fonti il grosso gruppo finanziario si starebbe attivando per rendere possibili questi tipi di investimento a partire dalla seconda metà del 2021.
E si tratterebbe solo dell’ultimo grande nome della finanza ed economia mondiale che guarda con interesse alle criptovalute, dopo Paypal e Tesla che hanno aperto il loro mercato ai Bitcoin.
Una mossa che confermerebbe un generico interesse per le valute virtuali dimostrato anche dalla corsa all’acquisto anche da parte dei piccoli investitori che continuano a valutare positivamente le criptovalute che ormai non sono più un nome strano, ma qualcosa di comune a tante persone. Lo dimostra anche la crescita di un sito come Crypto Wealth in cui semplicemente creando un proprio account è possibile investire in bitcoin con un prezioso aiuto. Un algoritmo che consente di valutare con estrema precisione l’andamento del mercato finanziario e dei titoli, studiandone la storia e prevedendone le mosse e quindi consigliando nel migliore dei modi su cosa investire e quanto investire.
Per il resto gli esperti di finanza guardano con attenzione ai grandi investitori che con le loro scelte potrebbero ridisegnare il mercato finanziario futuro. Se la decisione di Tesla di investire un miliardo e mezzo di dollari in Bitcoin ha dato uno scossone alle quotazioni della criptovaluta, ora uno degli interrogativi è quello su possibili imitazioni da parte di altri grandi aziende. La mossa di Tesla di investire nel Bitcoin e di iniziare ad accettare la criptovaluta come metodo di pagamento per i propri prodotti, ha davvero spostato l’ago della bilancia e si ipotizzano già mosse simili da parte di Apple e Google, che potrebbero inserire il Bitcoin tra i propri metodi di pagamento. Per Peters altre realtà potrebbero seguire le orme di Tesla, dal momento che i pagamenti in Bitcoin hanno sempre più senso per quelle aziende che vendono quasi esclusivamente online, utilizzando la criptovaluta sia come diversificatore, che come una sorta di polizza assicurativa per la svalutazione delle altre valute.
Altri, come riporta il Financial Times sono meno convinti di questa prospettiva: “Le imprese investono i loro contanti in titoli a reddito fisso a breve termine di altissima qualità e sono disposte ad accettare un tasso di rendimento relativamente basso e per queste società non c’è motivo di investire la liquidità aziendale in un asset rischioso come il Bitcoin, dove potrebbero subire perdite significative”. In realtà l’entità della mossa di Tesla non è inedita, visto che la società di software statunitense MicroStrategy ha già investito 1,145 miliardi di dollari in bitcoin. Quella è stata una mossa definita dall’a.d. Michael Saylor come una “strategia parallela” all’attività di vendita di software per poter contare su un pacchetto di valuta digitale del valore di 3,2 miliardi di dollari e non come una decisione di tesoreria.
Chissà che Tesla non abbia voluto fare lo stesso. Di sicuro non si può che continuare a seguire l’andamento del mercato per scoprire cosa accadrà.