Roberto Rosso, ex assessore regionale, ha rilasciato dichiarazioni spontanee prima dell’interrogatorio a cui è stato sottoposto nel corso dell’udienza del processo ‘Fenice-Carminius’, sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nel Torinese in cui è imputato con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso.
Davanti al pm Paolo Toso nell’aula bunker delle Vallette Rosso ha dichiarato di essere affetto da “sindrome bipolare. Alterno momenti ‘up’ a quelli ‘down’ e nei momenti di euforia le campagne elettorali erano la mia droga”.
“Ho letto e riletto le ordinanze in cui mi si accusa e da un anno e mezzo mi chiedo come possa essere finito in una situazione del genere – continua Rosso oggi agli arresti domiciliari dopo cento giorni di carcere, difeso dagli avvocati Giorgio Piazzese e Franco Coppi – Durante l’interrogatorio ero uscito con una battuta infelice ‘Sarò da perizia psichiatrica’ dissi. Grazie al percorso di psicoterapia che da quel momento il tribunale mi ha concesso di fare, ho capito molte cose che prima mi sfuggivano”.
L’ex assessore di Fratelli d’Italia ha anche precisato di essere in cura da oltre 20 anni per il disturbo: “Nei momenti down mi curavo con terapia farmacologica, ma quando stavo bene la trascuravo. Le campagne elettorali erano il momento in cui toccavo l’apice dell’up, mi sentivo un leone”.
Secondo l’accusa Rosso avrebbe avuto contatti con individui legato alle cosche calabresi che avrebbero chiesto m il pagamento di 15 mila euro in cambio di un pacchetto di voti per le elezioni regionali del 2018. “Io non ho pagato 15 mila euro e non mai pagato per pacchetti di voti. Mi chiedo ancora oggi come io sia finito dentro questa vicenda”, dice l’imputato.