di Andrea Doi
Domani, sabato 4 marzo, la giunta Appendino è stata invitata ad un confronto pubblico, in via Leoncavallo 17 sul tema: “Un bilancio senza vincoli. I diritti prima del pareggio di bilancio” Promotori dell’iniziativa “Assemblea 21”, ovvero dei cittadini che porranno delle domande precise all’amministrazione (leggi qui e leggi qui).
Ma vogliamo dare una mano ai pentastellati per quanto concerne la risposta del primo quesito:
Alla fine accadrà: la giunta a Cinque Stelle userà gli oneri di urbanizzazione in parte corrente. In un post che riprende il suo intervento (e solo il suo) nel consiglio comunale di lunedì, la sindaca Appendino attacca la minoranza. Dice che “non tollera la mistificazione della realtà”, la messa in dubbio della sua onestà intellettuale, della sua squadra e della sua maggioranza.
Per la verità lunedì, in un consiglio comunale scivolato via come tanti altri nel passato, gli scontri politici non sono mai trascesi, e precedentemente la seduta l’unica sbavatura risultava un post di un consigliere comunale grillino, Francesco Sicari, che augurava la galera alla maggioranza di centrosinistra che ha governato la città. Toni forcaioli stigmatizzati da tutti.
Tornando invece al post della Appendino, decisamente sopra le righe, è di quel tipo che la redazione web della sua pagina facebook lancia sugli snodi social del movimento per conquistare tanti like, specialmente da estimatori del movimento tutt’altro che torinesi. Gli stessi toni da paradigma vittimario già usati per difendere la Raggi.
Ma venendo al merito, lo scontro avveniva sulla rimangiata promessa dei Cinque stelle di non usare l’urbanistica per fare cassa. Qui troverete la cronaca dei fatti e qui il contesto di merito
La puntata di questa storia, in cui i numeri tirati un po’ come dadi, si arricchisce di un nuovo capitolo: in sostanza Appendino nell’intervento ha detto che lei, rispetto alla giunta precedente, deve risalire la china di 100 milioni in meno. E poi, in modo concitato, ha citato l’avanzo di amministrazione (-44 milioni) l’inasprimento dello stanziamento del fondo crediti di dubbia esigibilità (-11,5 milioni) i costi degli investimenti nelle infrastrutture dei trasporti (-30 milioni) e minori contributi da istituzioni private (-15)
Riepilogando la versione Appendino è :
Ma questo conteggio è esatto e fedelmente rappresentativo di qualche realtà contabile? Ovvero sono cifre che dipendono davvero dalle amministrazioni precedenti o è solo propaganda? La risposta è che non dipendono dal passato, se non in minima parte.
Esaminiamole nel merito:
- L’avanzo di amministrazione deriva dal risultato della gestione dell’esercizio precedente. Una quota del risultato di amministrazione è accantonata per il fondo crediti di dubbia esigibilità. Nell’avanzo di amministrazione confluiscono anche le somme non spese l’anno precedente, tra cui le quote del Fondo Svalutazione Crediti non utilizzato a coprire crediti inesigibili. In linea di principio è possibile applicare l’avanzo di amministrazione (il Comune nel 2016 ne ha applicato una parte, 25 milioni su 44), vincolandolo alla ricostituzione di un fondo prudenziale (Fondo Crediti Dubbia e Difficile Esigibilità che si ricalcola ogni anno secondo le modalità indicate al punto 2). È corretto, dunque, dire che nel 2017 mancheranno 44 milioni? No, perchè per l’avanzo ogni anno fa storia a se’ e l’unica cifra da coprire è quella derivante dal riaccertamento straordinario dei residui (11 milioni di spesa). Ne abbiamo scritto più dettagliatamente qui
- Il maggior stanziamento del Fondo Rischi Dubbia Esigibilità, per 11,5 milioni in più rispetto al 2016, deriva da una disposizione di legge e non è certamente un’eredità della giunta precedente. Infatti, nel predisporre il bilancio 2017/2019 tutti gli Enti Locali dovranno tener conto dell’introduzione graduale del fondo: 36% nel 2015, 55% per il 2016, 70% per il 2017, l’85% per il 2018, il 100% per il 2019. Gli 11,5 milioni non sono altro che la differenza tra il 70% del 2017 e il 55% del 2016. Visto che questa variazione è un mero adempimento di legge l’argomento usato da Appendino è pretestuoso: basti pensare che la giunta precedente ha dovuto portare il Fondo Rischi di Dubbia Esigibilità da zero al 55%. Ha dovuto, cioè, trovare 28 milioni nel 2015 e 32 nel 2016, per un totale di 60 milioni.
- Nel 2017 il Comune di Torino dovrà stanziare i 30 milioni per linea 4 e metropolitana, dopo che, nè Fassino nel 2015, nè Appendino stessa nel 2016, sono riusciti a mantenere questo impegno per intero. Appendino, però, deve indicare la differenza rispetto a quanto stanziato da Fassino nel suo ultimo bilancio preventivo (20 milioni) e non la cifra assoluta delle risorse da reperire (30 milioni). Un errore di calcolo davvero macroscopico. È evidente, dunque, come siano “solo” 10 i milioni in più da considerare, ammesso che li stanzi.
- L’argomento della minore contribuzione da istituzioni private è davvero debole: nel 2016 furono previsti 30 milioni tra Fondazioni e Regione. Se ne conseguirono 15. Non tutte le previsioni si realizzano. È uno dei principi, d’altronde, di un bilancio preventivo. E soprattutto nessuno vieta ad Appendino di battere cassa pure lei, cosa che d’altronde era una delle indubbie qualità di Fassino. Ma il ragionamento forse dovrebbe essere più articolato. Forse le fondazioni bancarie, finanziando esternamente dal bilancio della città operazioni come l’ex Moi, riducono la contribuzione diretta, ma comunque con il loro contributo sollevano il comune da aggravi di spesa certi, in altri settori. L’attenta presenza della sindaca alla presentazione della progettualità di Compagnia di San Paolo, poche settimane fa al Teatro Regio, avrebbe potuto certamente confortarla in tal senso.
Proviamo ora a rifare la tabella sopra citata con la precisazione della effettiva causa:
Sarebbero 21 milioni, quindi e non 100 milioni. In altre parole, lo storytelling appendiniano questa volta l’ha sparata un po’ più grossa del solito. Come quel giorno alla chiesa della Crocetta a novembre. Diciamo che chi passa i numeri alla sindaca, tende un po’ ad arrotondarli…
Ma del resto, se è arrivata a “sbroccare”, per usare le sue parole, si potrebbe rispolverare il vecchio adagio: ”la miglior difesa è l’attacco”. Se poi l’attacco è condito pure da un po’ di vittimismo, il popolo grillino non le farà mancare la sua solidarietà emotiva.