-1.6 C
Torino
giovedì, 5 Dicembre 2024

Torino 2021. Carretta: “La propulsione vincente è nella dimensione collettiva di uno spazio aperto”

Più letti

Nuova Società - sponsor
Rosanna Caraci
Rosanna Caraci
Giornalista. Si affaccia alla professione nel ’90 nell’emittenza locale e ci resta per quasi vent’anni, segue la cronaca e la politica che presto diventa la sua passione. Prima collaboratrice del deputato Raffaele Costa, poi dell’on. Umberto D’Ottavio. Scrive romanzi, uno dei quali “La Fame di Bianca Neve”.

Come direbbe l’oste, il venerdì si mangia pesce e chi aspettava ben servita a tavola la cena a base di carne è rimasto deluso.

In realtà, quello che è arrivato alla direzione metropolitana del Partito Democratico di Torino è sembrato essere più un consommé in salsa democristiana, laddove per “democristiano” si intende la gestualità della politica, fatta di scambio di documenti, raccolta delle firme a sostegno, scelta di “non contarsi”, i detti, non detti, gli sguardi, le frasi scritte e supposte. Pesci, così spinti forte dalla corrente che presa in risalita, danno il risultato più consono a rispetto di una città che tra poco più di un anno andrà al voto.

Il segretario metropolitano Mimmo Carretta ha l’obiettivo di costruire con un Pd largo, inclusivo. Senza puzze sotto il naso insomma. Chi si aspettava la rissa venerdì scorso in via Masserano non l’ha avuta e almeno per il momento non l’avrà.

Segretario Carretta, lei parla di un partito che vada oltre sé stesso, che guardi altrove e che sia “accogliente”.

Il Pd ha capito che per vincere le sfide che abbiamo difronte è necessario. Costruire un’area ampia di centrosinistra affinché si possa contrastare l’avanzata delle destre populiste e vuote di reali soluzioni ai problemi del territorio è importante.

Apertura di uno spazio senza confini?

Con dei paletti ben chiari, perché nello spazio aperto dobbiamo però sapere cosa può trovare posto. Il punto di partenza è la costruzione per una coalizione efficace, ricettiva dei segnali che arrivano dalle persone; il giudizio negativo e senz’appello della giunta Cinque Stelle che ha condannato la città a un immobilismo dal quale è urgente uscire; è poi fondamentale riconquistare fette sostanziali di elettorato. Non ho altre ricette se non quella di passare per le competenze, la capacità, l’umiltà che ci aiuteranno a costruire il progetto migliore.

Oggi il modello vincente sembra essere quello di Stefano Bonaccini e dell’Emilia Romagna. È davvero una pagina da manuale, applicabile a tutte le situazioni? Eppure anche la Calabria potrebbe insegnare qualcosa.

A Torino abbiamo modelli “aperti” anche nelle città d’ambito metropolitano come Grugliasco, che realizzò un risultato importante nel 2017 di fatto manifestando per prima volta la capacità di dialogare con ambiti più ampi: poi sono arrivate le esperienze positive di Settimo Torinese, di Chieri… e oggi guardiamo con attenzione a Moncalieri, a Venaria, ad Alpignano. Non dobbiamo guardare solo all’Emilia Romagna. Bonaccini ha individuato un percorso puntando sul buon governo e indicando un perimetro nel quale poter costruire nuovi modelli. Per farlo, servono elementi essenziali quali l’umiltà, la competenza e un’accurata selezione della classe dirigente che rappresenti ciò che siamo.

Nel suo intervento in direzione lei sottolinea la necessità di andare “oltre gli steccati”, ma comunque pone un confine d’azione.

La gente deve avere certezze su chi saranno i nostri compagni di viaggio. Se c’è un problema bisogna parlarne e in direzione ci siamo confrontati come la politica insegna a fare. La sperimentazione del cosiddetto “spazio aperto” però deve essere delimitato per garanzie e sicurezze, dobbiamo guardarci in faccia. Tanti tasselli devono concorrere a una credibilità politica fondamentale politica.

Quindi si rassegni a chi vuole l’alleanza coi Cinque Stelle?

Lo ripeto: il giudizio sul lavoro della giunta pentastellata a Torino è negativo, senza se e senza ma: un percorso, il loro, che ha causato lo spaesamento dei cittadini; un fallimento, il loro, puntellato da occasioni mancate, perché basato proprio su promesse difficilmente realizzabili. Noi lavoriamo a un progetto adulto, pieno, realizzabile e in totale discontinuità con quanto fatto dai grillini a Palazzo Civico.

La partita Torino 2021 il centrodestra ha tutta l’intenzione di giocarsela, e c’è da credere che lo farà al massimo. Vi spaventa?

Noi vogliamo vincerla, la destra, non ne siamo spaventati. Siamo consapevoli che la contendibilità c’è ancora, Per questo il partito deve adattarsi a una società che cambia, e guardare a un diverso modello che metta al centro il partito, senza le retoriche che come ultimo effetto hanno proprio quello di indebolire. Quando i partiti sono deboli, è la società ad aprirsi.

Avete lanciato lo scorso settembre alla festa i forum tematici. Come sono andati? Vi serviranno in quel percorso di apertura di cui ha parlato in direzione?

I forum hanno contribuito ad aggregare le persone non solo affinchè venissero ad ascoltare ciò che il Partito aveva da dire ma anche perchè si è aperti alle loro idee. I forum si sono per questo consolidati in un percorso di lavoro che ci accompagnerà fino a luglio, quando ci sarà la nuova edizione della Festa de L’Unità Metropolitana dedicata proprio alla costruzione della nuova idea di città. Una serie di appuntamenti alla quale tutti sono invitati. Ci venga detto come la si pensa. Cosa si vuole per questa città. È questa la strada per la costruzione di quello spazio aperto di cui abbiamo bisogno.

Il partito aperto, la costruzione di una coalizione forte, però manca un dettaglio importante. Il nome del candidato sindaco, politico o civico?

Il nome è secondario alla costruzione e all’ascolto delle idee. Prima dobbiamo lavorare al tessuto di un modello vincente.

Usando però la metafora calcistica, se una squadra acquista un bomber, un fuoriclasse “vincente”, costruisce poi il gioco intorno a lui, alle sue caratteristiche. Il centrosinistra cittadino non ha il suo Cristiano Ronaldo?

La politica non è il calcio. Costruire un programma di governo per la città non è come affidare una squadra al bomber. La “punta di diamante” serve nel momento in cui le idee di cosa si vuole fare sono chiare, in cui sono stati ascoltati quei protagonisti che si sono sentiti trascurati dal Partito Democratico in questi anni e con loro si è elaborato il percorso da seguire insieme.

Segretario, le idee sono chiare?

Certamente, più che mai. Torniamo a parlare una sola lingua. Mostrando la faccia migliore. Per porci in alternativa a chi cavalca paura o promette sogni, aggreghiamo la forza della concretezza che diventa progetto. Io ho un obiettivo, da quando nel 2016 i “tifosi” pentastellati hanno preso Palazzo Civico come se fosse la Bastiglia al grido di “Onestà, onestà”. L’obiettivo è quello di costruire un nuovo Modello Torino, vincente, con l’orgoglio di una grande famiglia che si chiama Pd. E tutti insieme, andare a riprenderci la città.

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano