Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha firmato la direttiva che dispone la declassificazione degli atti relativi alle grandi stragi del Novecento italiano. Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, stazione di Bologna e rapido 904 non sono più coperti dal segreto di Stato. Studiosi e cittadini italiani, insomma, potranno accedere a tutti i documenti processuali e di indagine prodotti dalla pubblica amministrazione italiana.
Si tratta certamente di un passo avanti accolto, con qualche eccezione, nel tripudio generale. Tuttavia le esperienze passata insegnano a smorzare l’entusiasmo e procedere con moderazione. Bisogna infatti tenere conto della mole immensa dei documenti potenzialmente prodotta e dai suoi incerti confini, oltre alla tristemente famosa tendenza del potere italiano di conservare se stesso attraverso la segretezza e il silenzio.
La firma apposta da Renzi è solo l’ultimo capitolo di un percorso iniziato nel 2007 con la riforma dei servizi segreti del Paese e della normativa sul segreto di Stato, limitato allora a 30 anni, in nome di una maggior trasparenza. Solo nel 2011, però, con il governo Monti si ottenne la definizione di un regolamento interno che disciplinasse le materie più delicate e indicasse come procedere alla pubblicazione di documenti classificati o coperti da segreto di stato. Monti poi promise la pubblicazione dell’inventario dei documenti ancora segreti presenti nei diversi ministeri italiani entro i primi mesi del 2012, allo scopo di renderli consultabili presso l’Archivio di Stato. E da allora tutto tace, fino a ieri sera e all’annuncio di Renzi.
Scettico il M5s, con il suo leader Beppe Grillo, che bolla l’uscita di Renzi come un bluff mediatico. «Sarà pubblicato solo ciò che è già pubblico da anni – afferma Grillo, e ancora – Renzi è come ex presidente Usa Ronald Reagan che, pur di farsi eleggere, promise di rivelare la verità sugli Ufo. È una balla».
La maggioranza invece appoggia la decisione del premier. «È un gesto significativo di rottura con il passato con il quale il governo dimostra la volontà dello Stato di stare dalla parte delle vittime e della verità», afferma il vicecapogruppo del Pd alla Camera Gero Grassi. Plauso arriva anche da Giuseppe Esposito, vicepresidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica: «Quella di Renzi è una giusta scelta».
«Uno dei punti qualificanti della nostra azione di governo – spiega infine il presidente del Consiglio – sono proprio trasparenza e apertura. In questa direzione va la decisione di oggi che considero un dovere nei confronti dei cittadini e dei familiari delle vittime di episodi che restano una macchia oscura nella nostra memoria comune».
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