di Alessandra Del Zotto
Come annunciato, la direzione del Pd di oggi ha confermato il restyling della segreteria di partito nominando coordinatore Lorenzo Guerini e speaker Debora Serracchiani. Una ristrutturazione in vista delle prossime campagne elettorali, per europee e amministrative, che vuole rispondere alla richiesta di «gestione unitaria» avanzata dalla minoranza del partito. Tra questi Gianni Cuperlo e Guglielmo Epifani.
Più cauti i bersaniani che si riuniranno questa sera per discutere la faccenda. L’ex segretario Pd, infatti, pur chiarendo di non voler «fare l’Avventino», ha detto che prenderà in considerazione l’idea di entrare in segreteria a patto che venga indetta una Conferenza organizzativa sul partito da tenere dopo le europee in cui affrontare anche lo spinoso problema dello statuto. Un’ipotesi che sembra non piacere troppo ai renziani.
Per ora però sono ancora parole al vento, perché bisognerà prima capire quanto ha intenzione di cedere alle diverse correnti Matteo Renzi, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione di posizioni chiave in seno alla segreteria di partito.
«Non immaginiamo di gestire il partito se avanza tempo – ha affermato Renzi durante la riunione di segreteria – Se le varie espressioni politiche nel partito hanno voglia di confrontarsi, noi ci siamo. Per questo non presento qui la nuova segreteria».
Nel frattempo il segretario Pd annuncia i prossimi passaggi parlamentari. Innanzitutto l’approvazione del ddl costituzionale sulla riforma di Senato e titolo V, che definisce l’organizzazione di Regioni, Province e comuni, che dovrà avvenire lunedì prossimo. Poi sarà la volta dell’Italicum, la nuova legge elettorale modificata rispetto all’originale, che, assicura il premier «sarà approvata al Senato dopo il via libera alla riforma del bicameralismo». Infine la spendig-review che, lamenta Renzi, non può essere ridotta a un taglia e cuci ma necessita di «un tentativo di ripensare il sistema amministrativo».
Poi la questione lavoro che scalda gli animi alla direzione Pd con Fassina che afferma: «La proposta sul lavoro è la proposta della destra, di Sacconi e di Forza Italia». Ma Renzi replica: «Il pacchetto sta insieme – e aggiunge – se si è scelto di fare un decreto sul tema di apprendistato e contratti a termine e poi un ddl di delega, è perché abbiamo immaginato l’urgenza della risposta rispetto alla credibilità e alla coerenza complessiva della manovra».
Poi un affondo ai sindacati. «Non dimentichiamo che con delle regole tra le più restrittive, vidimate dai sindacati, siamo passati da 25% al 40% di disoccupazione giovanile».
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