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sabato, 14 Settembre 2024

Poste Italiane, problemi di sicurezza a causa del Covid-19

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Matteo Mereu
Matteo Mereu
Segue le tematiche del lavoro da diversi anni. Alle spalle ha esperienze professionali da dipendente nella Pubblica Amministrazione, come partita iva poi, ora lavora nel settore privato.

In un contesto di fermo delle attività commerciali e delle attività ludico ricreative, ci sono alcune attività che dall’ultimo DPCM emanato dalla Presidenza del Consiglio continuano a lavorare, nonostante la crisi del Coronavirus. Sicuramente i servizi pubblici, ma anche quelli finanziari e postali, oltre alla produzione industriale.

Tra i lavoratori dei servizi postali però cresce la preoccupazione su tutto il territorio nazionale, in particolare nel Nord Italia, per le condizioni di sicurezza a cui sono esposti.

Da un’inchiesta del Partito Comunista sulla condizione di sicurezza nei luoghi di lavoro durante il Covid 19, emerge un quadro preoccupante: le dotazioni di sicurezza sono minime (nella foto si può notare la mascherina fornita agli operatori, della tipologia distribuita dalla protezione civile), la sanificazione degli spazi è lasciata nelle mani dei lavoratori non garantendo le condizioni necessarie per poter esercitare il lavoro, i lavoratori in servizio sono ridotti della metà a causa di congedi per malattia o ferie. La mascherina fornita non tutela dal contagio ed ha una resistenza di poche ore.

La situazione non cambia se da Torino ci si sposta nel capoluogo lombardo, Milano. Anche qui stessa situazione e stesse scarse dotazioni di sicurezza. I sindacati confederali hanno segnalato in più occasioni, in Piemonte, Lombardia, Trentino e Veneto più volte la situazione a Poste Italiane, arrivando anche alle diffide nei confronti dell’azienda. Al momento però nulla è cambiato.

«Il focus sui lavoratori delle Poste – sostiene la Segreteria Regionale del PC Piemonterientra appunto in una più ampia verifica delle condizioni di lavoro di sostenitori e simpatizzanti che il Partito ha avviato nei giorni scorsi. Il quadro è sconfortante: nella produzione manifatturiera molte aziende di medie e grandi dimensioni non rispettano le disposizioni da DPCM, in molti casi questo ha causato scioperi spontanei come in Provincia di Cuneo e di Torino. Nei servizi non va meglio, con operatori di alcuni call center ad esempio costretti ad usare le stesse dotazioni dei colleghi del turno precedente senza la pausa per la sanificazione e senza le dotazioni minime di sicurezza. Continueremo a monitorare la situazione, sensibilizzando i lavoratori per i loro diritti e a segnalare i casi più gravi ai sindacati».

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