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sabato, 7 Dicembre 2024

Pietro Orlandi: “Sono ottimista e aspetto che qualcuno compia un passo falso”. Sit-in per Emanuela il 14 gennaio

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

“Dimenticarla e farla dimenticare consentirebbe di tenere occulta una verità terribile”. Alla vigilia dell’ennesima manifestazione per Emanuela Orlandi, in occasione del suo compleanno (è nata il 14.1.68), il fratello Pietro si dichiara ancora ottimista per una soluzione del caso, rifiutando l’idea che la sorella possa essersi allontanata spontaneamente per un raggiro, che poi si trasformò in un vero e proprio rapimento. Rifiuta la pista del ricatto internazionale e attacca il Vaticano, definendo come “sceneggiate” le presunte aperture della Santa Sede per dimostrarsi collaborativa (tombe), aggiungendo che ben tre pontefici che si sono succeduti sapevano e hanno taciuto. Non crede infine all’ipotesi di Torvajanica (location di festini con il coinvolgimento di alti prelati, secondo quanto emerso nel gruppo Fb di giornalismo investigativo del cronista-scrittore Fabrizio Peronaci) come possibile luogo che ospitò Emanuela dopo il sequestro.
Il timore che la vicenda, dopo 38 anni e la contestata archiviazione del 2015, possa finire tra i cold case senza soluzione è evidente, mentre resta accesa una flebile fiammella con la speranza che Emanuela, che ora avrebbe 52 anni, possa ancora essere in vita.

Pietro Orlandi, che senso ha questa iniziativa del 14 gennaio? Quali obiettivi e a chi si rivolge?

Principalmente quello di tenere alta l’attenzione su questa vicenda, per far sì che non sia dimenticata. Cosa che penso vorrebbero in molti, perché dimenticarla e farla dimenticare consentirebbe, a chi ha avuto responsabilità diretta o indiretta sul rapimento di Emanuela, di continuare a tenere occultata la verità. Si rivolge un po’ a tutti, ai responsabili in primis, a chi sa e non parla, perché diventa automaticamente complice dei responsabili. Si rivolge anche a tutte quelle persone oneste con un forte senso di giustizia perché non dimentichino mai e possano trasmettere agli altri il messaggio che mai nessuna ingiustizia può essere accettata passivamente, che sia passato un giorno o trent’anni.

Dopo tanti anni, e dopo aver seguito diverse ipotesi e piste, cosa ritieni sia successo a tua sorella?

E’ la domanda più difficile alla quale rispondere. Tutti i giorni mi pongo questa domanda. Le ipotesi fatte sono tante, alcune più valide di altre, ma sempre ipotesi rimangono, nonostante siano passati tanti anni non sono mai emerse prove che possano confermare una o l’altra ipotesi. L’unica cosa di cui sono certo è che Emanuela non si sia allontanata volontariamente, ma che sia stata rapita. Un rapimento organizzato da giorni, mesi e che lei sia stata una vittima non casuale, escludo quindi il maniaco adescatore occasionale. Rimane questo un mio convinto pensiero ma basato sui tanti particolari emersi nel corso delle indagini.

I diversi magistrati che hanno seguito il caso hanno sempre considerato più credibile l’ipotesi del ricatto internazionale. Cosa ne pensi?

No, al contrario, la prima inchiesta si chiuse nel 1997 escludendo la pista internazionale, nonostante nei primi anni fu molto seguita. Nella seconda inchiesta chiusa nel 2015, non fu mai presa in considerazione la pista del ricatto internazionale. Sono stati diversi i magistrati che nel corso degli anni hanno seguito ufficialmente le indagini. Solo il Giudice Martella, che all’epoca seguiva le indagini sull’attentato al Papa e il rapimento di Emanuela, era convinto, e lo è tuttora, del ricatto internazionale ad opera di gruppi stranieri.

I tuoi reiterati attacchi e critiche al Vaticano puntano ad avere qualche difficile ammissione istituzionale sui fatti o pensi che solo qualche “bocca cucita” (clericale o dei servizi) possa ancora parlare prima che sia troppo tardi?

Io sono convinto che in Vaticano qualcuno conosca la verità, compresi i tre papi che si sono succeduti nella vicenda, quindi spero ovviamente che qualcuno si decida a parlare e che venga aperta un’inchiesta interna “seria e onesta” sul rapimento di Emanuela, sarebbe un loro dovere visto che parliamo di una cittadina vaticana, tutt’ora registrata all’anagrafe vaticana, e aggiungo unica cittadina vaticana che sia stata mai rapita. Quindi considero, al di là che ci siano responsabilità o meno, incomprensibile questo atteggiamento di chiusura nei confronti di questa vicenda, nonostante le molteplici istanze presentate sia al tribunale vaticano che al segretario di Stato anche recentemente. Le uniche risposte ottenute sono state il silenzio è l’indifferenza. Certo poi sono sempre pronti a presentare sceneggiate, quando non possono farne a meno, per dare l’impressione di essere collaborativi.

Si è parlato, nel gruppo Fb del giornalista-scrittore Peronaci, di un appartamento a Torvajanica come luogo in cui potrebbe essere stata ospitata Emanuela dopo il sequestro. Un luogo anche dipinto come casa di piacere per religiosi. Qual è il tuo pensiero su questo passaggio evidenziato in diverse testimonianze

So che a parlare di una casa a Torvajanica dove sarebbe stata tenuta Emanuela, fu Sabrina Minardi negli interrogatori in procura, ma non c’erano riferimenti che fosse una casa di piaceri per religiosi. La casa in questione era dei genitori delle Minardi. Questa è l’unica testimonianza agli atti riguardo una casa a Torvajanica di cui sono a conoscenza. Le testimonianze in rete, soprattutto anonime, lasciano il tempo che trovano, in rete purtroppo si può dire di tutto. Sarebbe sempre buona cosa trovare conferme prima di divulgare notizie che possano generare confusione.

E’ possibile un’uscita da questo evidente impasse e quale strada ritieni possa portare a dei frutti dopo un’archiviazione che non ha mai spento la sete di verità anche nell’opinione pubblica in cui cominciano a farsi sentire segni di “stanchezza”?

Io sono certo che usciremo da questa situazione e infine imboccheremo la strada giusta per arrivare alla verità, vuoi perché sono ottimista di natura e, nonostante tutto, cerco sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, vuoi perché qualcuno a conoscenza di quanto accaduto , dopo tanti anni , compirà qualche passo falso, perché non è facile vivere con una spada di Damocle come questa sulla propria testa.

C’è chi pensa che Emanuela possa essere viva da qualche parte, forse in un convento magari molto più lontano di quelli fino ad ora presi in esame (Turchia).

Io sono il primo a pensarlo e sperarlo anche perché non c’è al momento una prova né della morte né della vita. Certo non so se in un convento o altro, ma una cosa che ho sempre sostenuto è che finché non avrò un corpo per me sarà un dovere cercarla viva.

Mi hanno sorpreso le dichiarazioni dell’avvocato Sgrò che escludono in modo categorico che il rapimento di Emanuela sia connesso a quello di Mirella Gregori, mentre si prendono in considerazione diverse altre piste (Ior e fondi Banco Ambrosiano, Magliana, pista sessuale, con espliciti riferimenti gli appetiti del capo dello Ior Marcinkus)…

Lo escludono soprattutto i magistrati che si sono occupati delle due inchieste, anche se le indagini sono proseguite in parallelo perché comunque, mentre era aperta l’inchiesta su Emanuela nell’83, i presunti rapitori di Emanuela inserirono il nome di Mirella in un comunicato a firma Fronte Turkesh “Mirella Gregori,vogliamo informazioni. Conosco molto bene la sorella di Mirella Gregori, Maria Antonietta, unica famigliare stretta rimasta in vita dopo la morte di entrambi i genitori. Anche lei come me esclude che le due vicende siano collegate, almeno come furono collegate nei primi mesi di indagine riguardo la richiesta di scambio con Agca. Forse la mitomania di qualcuno, all’epoca, volle legare il nome di queste due ragazze per motivi che furono abbastanza chiari ai magistrati, soprattutto ai magistrati che seguirono le indagini nella seconda inchiesta. Non dimentichiamo che la vicenda di Mirella fu legata a quella di Emanuela, da presunti rapitori, solo dopo 5 mesi dalla sua scomparsa. Rimangono comunque legate in un altro senso, Mirella per me ormai è come una sorella e lo stesso è Emanuela per Maria Antonietta.

Insomma il quadro rimane difficile perché, aldilà del fatto che qualche vetusta bocca cucita, in tonaca o vicina ai servizi segreti dell’epoca, si decida a parlare, non si riesce ad individuare un serio movente che invece la pista internazionale, attraverso episodi documentati, telefonate, interventi di papi e presidenti della Repubblica (e non solo nel senso dell’umana vicinanza) sembrerebbe avere. Resta il fatto che un testimone reo confesso e telefonista, coinvolto in entrambe le vicende (Orlandi-Gregori) che ha fatto ritrovare il suo flauto, continui a essere libero e totalmente ignorato. E venga ugualmente scartato il fatto che i servizi abbiano spesso fatto sentire la loro ombra minacciosa, come pare nel caso di Terlano (dove la ragazza potrebbe essere stata portata) e non solo. Il tutto tra depistaggi e voci che magicamente spariscono da cassette oggetto di indagini. C’è sempre la speranza che qualche testimone parli, ma diventa difficile pensare che la quindicenne sia stata rapita, in un contesto da mondovisione, solo per volontà individuali(maniacali o altro che siano). Ma allora qual è la vera causa? Una chiave non potrebbe risiedere nel legame con quello che ruota attorno all’attentatore del Papa Ali Agca? Di sicuro resta la sofferenza provata dai familiari di una ragazza di quindici anni, cittadina vaticana, sparita nel nulla il 22 giugno 1983. La sensazione è che, dopo tanti anni, vi siano testimoni che potrebbero parlare prima che sia troppo tardi.

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