Non c’è solo lo sgombero dell’Asilo, benedetto dalla sindaca Chiara Appendino, ma anche arresti nel blitz di polizia di questa mattina a Torino.
L’operazione denominata “Scintilla”, che ha visto l’impiego di trecento uomini, è scattata all’alba e ha portato all’arresto di sei anarchici, legati, secondo gli investigatori, alla cosiddetta area insurrezionalista. Una settima persona è ricercata.
Per la Questura di Torino si tratterebbe di personaggi di spicco della casa occupata di via Alessandria. Pesanti le accuse nei loro confronti reati di associazione sovversiva, istigazione a delinquere e detenzione, fabbricazione e porto, in luogo pubblico, di ordigni esplosivi.
I sei sono finiti in carcere su richiesta della Procura di Torino, Gruppo Antiterrorismo, per, si legge nell’ordinanza: “aver promosso, costituito, organizzato e partecipato a un’associazione sovversiva (ex art. 270 c.p.) diretta e idonea a influire sulle politiche nazionali in materia di immigrazione mediante la ripetuta distruzione dei CIE/CPR e con sistematici atti di violenza e intimidazione nei confronti delle imprese impegnate nella gestione delle sopra indicate strutture di accoglienza”.
Sempre secondo gli inquirenti gli anarchici c’entrerebbero con “21 attentati con finalità eversive consumati in numerose città italiane”.
«A due degli indagati – dicono dalla Questura – è stata attribuita altresì, la responsabilità diretta, in concorso con altre persone al momento non identificate, del collocamento, in due distinti episodi, di ordigni esplosivi davanti ad apparecchiature ATM di altrettanti uffici postali di Torino, il 30 aprile e 9 giugno 2016».
«Le indagini – continuano da corso Vinzaglio – avrebbero consentito, di dimostrare la sussistenza di un’associazione stabile, duratura nel tempo, con ripartizione di compiti, munita di basi logistiche e mezzi che ha portato a termine numerose azioni violente in danno di diversi Centri per l’Immigrazione e il Rimpatrio CPR (in particolar modo quello di questo corso Brunelleschi) nonché di diverse società di servizi ad essi collegate».
Gli obiettivi degli anarchici erano mirati a contrastare le politiche in materia di immigrazione «attraverso l’annullamento o il maggior depotenziamento possibile della capacità ricettiva dei CPR». Questo avveniva a Torino, spiegano gli investigatori, «con l’utilizzo di bombe carta e fuochi artificiali, sparati contro il Cpr di corso Brunelleschi».
Non solo. Per l’accusa gli anarchici riuscivano a concordare con gli immigrati rinchiusi nel Cpr le proteste interne che sfociavano in danneggiamenti e incendi: sarebbero stato accertato che gli stessi indagati avrebbero fornito gli inneschi per i roghi.
Secondo gli inquirenti «gli attentati con finalità eversive sono stati consumati mediante l’invio di 21 plichi e ordigni esplosivi: 15 plichi esplosivi sono stati confezionati secondo una medesima metodologia e spediti a ditte di Torino, Bologna, Milano, Roma (Ambasciata di Francia), Bari, Ravenna tramite il servizio postale ordinario, altri sei ordigni esplosivi, confezionati con le stesse metodologie, hanno interessato gli uffici di “Poste Italiane” di Torino, Bologna e Genova».
Tra gli obiettivi degli anarchici Poste Italiane, per il fatto che è proprietaria della società di aeronavigazione “MistralAir” dal 2011 è stata assegnataria dell’appalto ministeriale per il trasporto degli extracomunitari da rimpatriare.
Lo sgombero, come detto concordato da tempo con la sindaca Appendino, è stato effettuato in quanto viene ritenuto una delle basi operative degli arrestati.
«L’occupazione risale al 30 gennaio 1995 e da oltre 24 anni, al suo interno gli occupanti erano soliti ritrovarsi per programmare diverse iniziative che, nel corso tempo, gli avevano fatto assumere il ruolo di vera e propria “base logistica e operativa” dell’associazione sovversiva investigata», concludono dalla Questura.
«La pericolosità di questa cellula è altissima, anche nei casi in cui non si intravede una strategia d’attacco specifica», commenta il questore Francesco Messina. «Gli arrestati spiega – sono anarco-insurrezionalisti sociali: ovvero che partono dalla protesta sociale per perfezionare l’azione rivoluzionaria di attacco allo Stato. Queste persone sono state viste spesso alle manifestazioni No Tav, per fare un esempio. La campagna anti Cpr è in piena attuazione, così come quella contro la polizia, le carceri, la magistratura, il governo».
«L’obiettivo era sovvertire le politiche del governo italiano sulla questione migranti, anche tramite delle azioni di rivolta al Cpr», precisa il dirigente della Digos, Carlo Ambra che continua: «Per stabilire contatti all’interno del Cpr, lanciavano delle palline da tennis con all’interno un volantino multilingue e un numero di cellulare con cui concordavano azioni simultanee all’interno e all’esterno della struttura. Poi, all’interno di pacchi di biscotti e altri beni, inserivano fiammiferi e il necessario per scatenare una rivolta e appiccare incendi».