Questa mattina sono stati consegnati gli atti di chiusura indagini a circa 50 consiglieri regionali del Piemonte, sia di centrosinistra che di centrodestra, che erano a Palazzo Lascaris quando era presidente Mercedes Bresso.
L’accusa, secondo il pubblico ministero Enrica Gabetta, titolare dell’inchiesta assieme ai colleghi Andrea Beconi e Giovanni Caspani, e che ha coordinato il lavoro della Guardia di Finanza, sarebbe di peculato.
I consiglieri regionali, che hanno ricevuto l’invito a comparire, nel periodo compreso tra il gennaio 2008 e la primavera 2010 infatti avrebbero messo a rimborso delle spese, per un totale di oltre tre milioni di euro, che secondo gli inquirenti, poco avevano a che fare con la loro attività istituzionale.
Tra questi non figura la presidente Mercedes Bresso né vi sarebbero esponenti dell’allora giunta regionale. L’ammontare complessivo della cifra finita sotto la lente dei magistrati si aggira intorno ai 3 milioni e 300 mila euro e tra gli importi contestati vi sarebbero somme di varia entità, in alcuni casi anche comprese tra i 100mila e i 300mila euro.
Tra gli indagati tutti i capigruppo di allora e i loro consiglieri, come ad asempio Marco Botta e William Casoni di Alleanza Nazionale, Rocchino Muliere, allora capogruppo Partito Democratico e ora sindaco di Novi Ligure, Angelo Burzi di Forza Italia, Oreste Rossi della Lega e l’allora presidente del consiglio Regionale Davide Gariglio e il suo successore Mauro Laus, entrambi parlamentari. Non sarebbero indagati gli esponenti dell’allora Giunta e neppure la presidente Mercedes Bresso.
Una nuova Rimborsopoli dunque, che si va aggiungere a quella ormai famosa che colpì la presidenza di Roberto Cota e che è arrivata ora al processo d’appello.