Un caso nel caso. La vicenda Ream potrebbe ancora riservare delle sorprese e non solo per quanto riguarda gli ormai probabili rinvii a giudizio per la sindaca Chiara Appendino, l’assessore Sergio Rolando, l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana e il direttore finanziario Paolo Lubbia, accusati dai pm Enrica Gabetta e Marco Gianoglio di falso e abuso d’ufficio.
Il dibattito sui social network si sta concentrando soprattutto sulla natura dei cinque milioni dati come caparra dalla Ream per l’ex area Westinghouse. E non per la loro mancata restituzione e la querelle sulla non iscrizione al Bilancio 2016 ha portato all’apertura del fascicolo. Intercettato Giordana fa capire, anzi dice, che quei soldi sono serviti per «una bella partita di giro». Tesi che ritroviamo tra le righe dei post dei consiglieri grillini che difendono l’operato della sindaca, di Rolando, Giordana e Lubbia e che tentano così di scaricare le responsabilità sulla giunta precedente auspicando che l’inchiesta possa allargarsi ancora.
Ad esempio Antonio Fornari, presidente della commissione bilancio, è durissimo con la Procura di Torino e afferma che la vicenda Ream «sta assumendo contorni paradossali. La commissione di un reato presuppone che ci sia almeno qualcuno danneggiato dall’azione o omissione da parte degli indagati, ma la stessa società REAM, che nel 2012 aveva corrisposto una caparra di 5 milioni alla città di Torino, ribadisce con una lettera del 21 aprile 2017, di esprimere parere favorevole alla restituzione della caparra nell’anno 2018, a condizione che l’emendamento venga approvato dal Consiglio Comunale.Pertanto, quale bene tutelato giuridicamente è stato leso? 1) REAM non di certo visto che la lettera conferma la volontà della società di accettare la restituzione della somma; 2) COMUNE DI TORINO: nemmeno visto che il pagamento posticipato ha permesso al Comune di pagare interessi legali in misura inferiore rispetto all’anticipo di tesoreria; 3) FALSO IN BILANCIO: non esiste. La nuova contabilità finanziaria potenziata per gli enti locali, entrata in vigore con il D.Lgs. 118/2011, specifica proprio nell’allegato 4/2 il principio contabile per cui, le obbligazioni giuridiche perfezionate sono registrate nelle scritture contabili al momento della nascita dell’obbligazione, imputandole all’esercizio in cui l’obbligazione viene a scadenza. La scadenza dell’obbligazione è il momento in cui l’obbligazione diventa esigibile. Di conseguenza, l’obbligazione con REAM non può essere considerata esigibile nel 2017 proprio perché è lo stesso creditore ad esprimere parere favorevole per una restituzione nel 2018. Di fronte all’ennesimo esposto delle minoranze, la Procura ha doverosamente approfondito la questione ma iniziare un processo sul nulla mi pare una gran perdita di tempo per la collettività».
Al post contribuisce anche il marito della sindaca, l’imprenditore Marco Lavatelli che con il suo nickname Marcol Ava solitamente commenta caldamente i post, in particolare nei profili dei giornali, per difendere l’operato della moglie. Sotto i post di Fornari scrive “Marcol Ava”: «Bisognerebbe anche capire per quale motivo nel 2012 Ream (un privato) finanziò il Comune con un questa sorta di prestito da 5 milioni, visto che poi non parteciparono ad alcuna gara. Gli stessi revisori hanno dichiarato a posteriori che tecnicamente non è una caparra. Senza quei soldi, non è che il Comune sarebbe uscito per il secondo anno consecutivo dal Patto di Stabilità con le relative conseguenze?».
Però né Giovanni Quaglia, amministratore di Ream, né gli indagati, incominciando proprio da Paolo Giordana, hanno mai parlato di questa ipotesi davanti ai magistrati. Se la cosa era nota, perché non usarla nella linea difensiva? Quaglia quando viene sentito dagli inquirenti spiega che prima del dicembre 2016 non c’erano stati contatti con l’amministrazione per altri investimenti e che non si era parlato di far rientrare la partita dell’ex Westinghouse. «Mi viene fatto presente che in alcuni documenti interni all’amministrazione si fa riferimento a cosiddette partite aperte nei rapporti tra il Comune e la Ream: non mi risulta».
Secondo i fedelissimi di Appendino nel 2012 i 5 milioni di Ream sarebbero arrivati in brevissimo tempo. In sei giorni. Questi non sarebbero dunque una caparra ma un prestito fatto all’amministrazione di centro sinistra di Fassino da restituire negli anni successivi, cosa che invece non sarebbe potuta avvenire con la vittoria nel 2016 dei 5 Stelle a Palazzo di Città. Ma torniamo a Paolo Giordana. Ad conoscente, P.L., spiega al telefono:
“E poi, si oggi ti raccon… se non te l’ho ancora raccontato, questa sera poi ti racconto a cosa sono serviti quei 5 milioni”.
Ecco parte dell’intercettazione:
P.L: Ah eh, infatti. No, ma l’hai accennato ma poi mi faceva piacere poi sentirlo te
Paolo Giordana: Ah, perchè quei 5 milioni lì sono serviti per una bella partita di giro.
P.L: Ecco ecco ecco… pensa te
Paolo Giordana: Eh
P.L: Quindi. E però…
Paolo Giordana: E non sono finiti…ti spiego subito che non sono finiti sul mioconto corrente
P.L: Eh no, no…di qualcun altro
Paolo Giordana: Quindi cerchiamo di tirare fuori le cose
Eppure, come detto, dalle indagini non emerge nessuna anomalia nelle modalità con cui sono stati erogati i 5 milioni, mentre è lo stesso Quaglia ad ammettere di essere stato contattato dal Comune per sapere se da parte di Crt «vi fosse per quell’area un qualche interesse forse nell’ottica di avere introiti».
Inoltre, come è facilmente riscontrabile dagli atti ufficiali, nel 2012 il saldo richiesto dallo Stato alla Città di Torino per rientrare nel Patto di Stabilità era di 116 milioni di euro e quell’anno ne furono conseguiti 213 (pagine 23 e 24 del Rendiconto del 2012). La Città di Torino quindi restò dentro al patto per ben 97 milioni di euro e quindi i 5 milioni di euro di Ream furono del tutto ininfluenti ai fini del rispetto delle regole imposte.