di Moreno D’Angelo
Cinque anni e due mesi a Carlo e Franco De Benedetti, un anno e 11 mesi a Corrado Passera. Sono queste le principali condanne tra le 13 con cui oggi il giudice Elena Stoppini del Tribunale di Ivrea ha chiuso il processo per le morti di amianto tra gli ex operai dell’Olivetti. Per il patron della storica industria eporediese, che ha preannunciato il ricorso in appello, l’accusa aveva richiesto sei anni e otto mesi per omicidio colposo e lesioni. E’ stato invee assolto Roberto Colaninno chiamato in causa per un caso di lesioni colpose. La sentenza prevede inoltre indennizzi per le parti civili che sfiorano i due milioni di euro.
Per Carlo De Benedetti si tratta di una condanna ingiusta per accuse infamanti e inconsistenti: «Sono stato condannato per reati che non ho commesso e per richieste infondate dell’accusa».
De Benedetti ha così motivato la sua indignazione: «I servizi interni preposti alla sicurezza e alla salute dei lavoratori e alla manutenzione degli stabili non mi hanno mai segnalato situazioni allarmanti o anche solamente anomale in quanto i ripetuti e costanti monitoraggi ambientali eseguiti in azienda hanno sempre riscontrato valori al di sotto delle soglie previste dalle normative all’epoca vigenti e in linea anche con quelle entrate in vigore successivamente». De Benedetti, manifestando la sua vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti, ha inoltre precisato come «sia stato ampiamente dimostrato in dibattimento che la società non ha sicuramente acquistato talco contaminato da fibre di amianto fin dalla metà degli anni ‘70».
Per l’ex ministro Corrado Passera, fondatore nel 2015 del nuovo partito “Italia Unica“, ha parlato il suo legale Guido Carlo Alleva: «Nel rispetto della funzione giurisdizionale dico che questa è una sentenza profondamente ingiusta» precisando come il suo assistito sia stato amministratore delegato per poco tempo nell’ultimo periodo contestato dall’accusa: «Non c’è nessuna prova di un suo comportamento omissivo».
Sulla questione si è espresso anche il sindaco di Ivrea Carlo Della Pepa: «Una sentenza che fa chiarezza ma che non cancella la storia della Olivetti e quello che l’azienda ha dato alla città». Per il sindaco eporediese esiste un distinguo tra l’Olivetti dei mitici anni 60 e quella degli anni 80 quando cominciarono a imperare i fenomeni legati agli eccessi della finanziarizzazione dell’economia a livello globale.
Grande soddisfazione per la sentenza viene espressa dalla Fiom-Cgil: «Dopo un dibattimento molto duro e combattuto, soprattutto da parte delle difese, è emersa la verità ed è stata data giustizia alle vittime» ha dichiarato Laura D’Amico legale della Fiom-Cgil che precisa come «la soddisfazione è data anche dal fatto che il giudice ha condannato gli imputati al risarcimento dei danni ai privati e alle associazioni, tra cui anche la Fiom-Cgil». Per Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom, «questo processo ha fatto giustizia ed è significativo che le pene più severe siano state comminate alle figure di grado più elevato, che avevano le maggiori responsabilità». Il sindacalista conclude con una ulteriore considerazione sugli sviluppi della vicenda tutt’altro che chiusa: «Questa sentenza è solo la chiusura di capitolo, non solo perché le statistiche dicono che purtroppo le persone continueranno a ammalarsi e morire anche nei prossimi anni, non solo perché sicuramente le difese ricorreranno in appello, ma anche perché sono già in stato avanzato i lavori istruttori di processi per altre morti di amianto in Olivetti». Amara è la considerazione del pm Laura Longo : «erano morti che si potevano e si dovevano evitare».