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venerdì, 28 Marzo 2025

Lady Tentenna e la candidatura che non c'è

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Scritto da Michele Paolino
Lady Tentenna. Con questo appellativo la consigliera del Partito Democratico Monica Canalis si è rivolta alla sindaca Chiara Appendino nel corso dell’infuocato dibattito in Sala Rossa sull’ipotesi di proporre la città di Torino come sede delle Olimpiadi invernali 2026. Un nomignolo mutuato da quello storicamente più noto di “Re Tentenna” con cui veniva sottolineata l’indecisione di Carlo Alberto nell’intervenire, in più episodi nel corso del nostro Risorgimento, in favore di chi si batteva per liberarsi dal giogo asburgico.
Anche l’ex sindaco di Torino Piero Fassino ha parlato di tentennamenti, rivolgendosi alla sua successora, per poi sottolineare che «le scelte devono essere fatte con convinzione, una candidatura senza entusiasmo è una candidatura debole».
E già il capogruppo del Partito Democratico Stefano Lo Russo aveva fatto notare che l’adesione della sindaca alla candidatura del capoluogo era tutt’altro che entusiastica, tanto che il segretario provinciale Mimmo Carretta l’aveva invitata ad «uscire dai labirinti della vecchia politica in cui si era infilata e diventare la sindaca di tutta la Città».
E non si può dire che quella «richiesta di accedere alla fase di dialogo in preparazione di un’eventuale candidatura ufficiale», indicata nella lettera inviata sabato da Chiara Appendino al presidente del Coni Giovanni Malagò, possa intendersi come presentata con tono perentorio.
Insomma, Torino non ha presentato nessuna candidatura alle Olimpiadi invernali 2026, il Consiglio ha respinto la mozione presentata nel novembre scorso dal Pd che andava in questa direzione, ma la Città, per penna della sindaca, si è limitata ad una manifestazione d’interesse, e per questa ragione, la lettera al Coni, la mozione sarebbe ritenuta dalla maggioranza nei fatti superata. Per parafrasare il titolo di un famoso ed amato film di Massimo Troisi, credevamo fosse una candidatura e invece era un calesse. O meglio un Carretto, in omaggio ad uno dei cinque consiglieri grillini ribelli che da oggi tali non sono più.
Per rasserenare gli animi surriscaldati di una parte della maggioranza, infatti, è bastato far intendere che non c’è non si è mai parlato di candidatura, con tanto di ringraziamenti della capogruppo pentastellata Chiara Giacosa a «quella parte di minoranza che ha ritirato la propria mozione, facilitando la discussione» e della sindaca ai consiglieri di Forza Italia Osvaldo Napoli (non si è capito bene il motivo) e della Lega Fabrizio Ricca (che, eppure, l’aveva invitata a non farsi «frenare dal parere contrario di poche persone»), facendo evocare, fuori e dentro l’aula, l’ipotesi di prove tecniche torinesi di eventuali nuove alleanze nazionali.
Non c’è la candidatura ma solo una manifestazione d’interesse perché, ha ribadito Chiara Appendino in chiusura di dibattito, «a differenza di anni fa è cambiato il percorso con cui le città si avviano alla candidatura. Scrivere in una lettera “eventuale candidatura” non significa indebolirsi, ma seguire esattamente l’iter previsto. Esiste una fase in cui le città manifestano l’interesse, il Coni porterà la manifestazione in sede Cio e successivamente si aprirà una fase di dialogo nella quale gli enti locali e il Coni stesso valuteranno, insieme al Cio, quali sono le condizioni e quale può essere la forma di candidatura da portare avanti». Sostanzialmente per la prima cittadina «parlare oggi di candidatura è sbagliato tecnicamente, che non significa che politicamente non si avvii un percorso».
Per chiarirci, è come se noi volessimo andare a cena in un ristorante e, invece di prenotare un tavolo, ci limitassimo a manifestare al ristoratore l’interesse per la sua cucina e per il suo menù. Salvo poi arrivare sul posto e trovare il locale pieno.
Intanto oggi, 19 marzo, il presidente del Coni Malagò ha incontrato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. E non certo solo per fargli di persona gli auguri di buon onomastico.

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