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venerdì, 6 Dicembre 2024

La vertenza Italiaonline approda sul tavolo del Mise a Roma Licenziamenti congelati per tre settimane

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Scongiurare i licenziamenti annunciati ed evitare la chiusura della sede di Torino di Italiaonline. Questi gli obiettivi dell’incontro di oggi a Roma tra il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, l’assessora regionale al Lavoro Gianna Pentenero, la sindaca di Torino Chiara Appendino, l’assessore comunale al Lavoro Alberto Sacco e alcuni rappresentanti delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori.
Il faccia a faccia tra azienda, lavoratori e istituzioni, si è concluso con il congelamento per tre settimane del piano industriale di italiaonline e dei licenziamenti, nella speranza di poter trovare soluzioni alternative.
Uno stop, a quanto riferito dal presidente Chiamparino all’uscita dal Mise, ottenuto dal ministro Calenda per avviare una fase interlocutoria e fare le opportune verifiche su modalità e tempistiche della cig. Ha spiegato Chiamparino:«Ci siamo dati un breve periodo per fare un lavoro che porti alla modifica del piano e alle conseguenze previste per i lavoratori che, cosi come sono state presentate nei giorni scorsi, sono a nostro avviso totalmente inaccettabili. I tavoli di confronto partiranno già lunedì e così avremo modo di capire fin da subito se l’azienda ha realmente intenzione di trovare soluzioni e un piano industriale serio. La Regione farà la sua parte mettendo in campo tutti gli strumenti possibili».
Il presidente del Piemonte non era particolarmente ottimista già questa mattina quando, entrando al ministero, aveva dichiarato che «è soprattutto l’azienda a dover riflettere su suoi comportamenti e sulle conseguenze di questi comportamenti, dal momento che si tratta di una ristrutturazione apparentemente finalizzata solo a risparmiare su lavoro facendolo pagare ai lavoratori, in particolare a quelli di Torino».
«È un passo non scontato – ha aggiunto la sindaca Appendino – il congelamento è il primo passo. Rimangono tutte le tematiche aperte, che riguardano il nostro territorio. È una questione assolutamente nazionale e il ministero bene ha fatto, e lo ringraziamo, a scendere in campo».
Quattrocento i posti di lavoro a rischio, di questi 248 riguardano i dipendenti torinesi mentre altri 241 verranno probabilmente trasferiti dal Piemonte a Milano. Alcune centinaia di lavoratori sono invece in cassa integrazione a zero ore. Un atteggiamento inaccettabile a detta dei sindacati che hanno ribadito come nulla giustifichi le decisioni drastiche dell’azienda che ha chiuso il 2017 con un utile netto di 26,4 milioni, dunque con il 17% in più rispetto al 2016. «Bisogna che a questi investitori, si dica No – dice Antonello Angeleri della Fistel-Cisl  – e lo si dica con delle leggi che non consentano di venire a rapinare il nostro Paese».
Il piano industriale 2018-2020, approvato nei giorni scorsi dal consiglio di amministrazione dell’ex Seat-Pagine Gialle, oltre a confermare gli esuberi e i trasferimenti annunciati, conferma anche «il progressivo, indispensabile inserimento di 100 nuove posizioni professionali di alta specializzazione digitale non presenti in azienda». Si tratta di laureati in ingegneria, informatica, matematica e fisica. L’azienda prevede che «l’implementazione del progetto di innovazione del modello operativo porti un risparmio complessivo di costi operativi pari a circa 50 milioni cumulati nel periodo di piano (2018- 2020)».
Italiaonlione è la seconda grande crisi aziendale in pochi mesi per Torino, dopo il caso Embraco, i cui 500 licenziamenti sono stati confermati e poi congelati fino a Natale. In concomitanza con l’incontro al Mise di Roma e con lo sciopero nazionale dichiarato dalle organizzazioni sindacali, anche a Torino, circa 200 lavoratori con tamburi e fischietti hanno partecipato a un presidio davanti alla Prefettura, in piazza Castello. Tanti i cartelli e gli striscioni contro la chiusura della sede di Torino e i licenziamenti: «È nata a Torino, qui deve rimanere”. “Un no secco a un’operazione di macelleria sociale».

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