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giovedì, 19 Settembre 2024

La panchina dell'Italia non è per i troppo buoni

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Il successo, inatteso e quindi clamoroso seppure amichevole, conseguito dall’Italia contro l’Olanda impone due domande, entrambe figlie di un’unica riflessione. Antonio Conte è dunque un mister per la serie “Special one” e, di conseguenza, Cesare Prandelli è un allenatore che non va oltre la grigia normalità?
Stando a ciò che si è visto ieri sera a Bari, appena due mesi dopo il disastro azzurro ai Mondiali, un teorema del genere ci potrebbe anche stare. Ma sarebbe il risultato di un ragionamento troppo superficiale, suggerito più dalla pancia che non dal buon senso. Per analizzare più a fondo la questione e arrivare a un giudizio onesto rivediamo chi, ieri sera, era in campo e chi invece non c’era.
Naturalmente i nomi di Buffon e di Pirlo restano fuori da questo gioco, per ragioni scontate. Non c’erano Cassano e Balotelli. C’erano Immobile e Zaza. Il resto della formazione, salvo Astori, era esattamente quella spernacchiata in Brasile. E qui sta il primo merito di Antonio Conte. Aver tolto dal cesto azzurro due sedicenti campioni sempre troppo impegnati a recitare il ruolo dei protagonisti fuori dal campo piuttosto che a bagnare la maglia con il loro sudore.
Prandelli non sapeva questo? Certo che lo sapeva, ma nella sua testa di “bravo ragazzo” alla Scirea si augurava che almeno dentro uno dei due, al momento buono, scattasse la molla dell’orgoglio. E allora immagino la faccia del nostro ex ct quando, alle tre del mattino nel ritiro degli azzurri a Recife e non riuscendo a dormire, si affacciò alla finestra e vide nella spiaggia di fronte Balotelli e la sua fidanzata nudi mentre facevano l’amore. Non è un gossip, è la verità anche se mai scritta prima. Immobile e Zaza sono esattamente gli altri due volti delle lune Cassano e Balotelli. Il primo che ricorda un Paolo Rossi ancora più manovriero. Il secondo che arriva dalla Basilicata, come Selvaggi a suo tempo, e rappresenta la classe operaia (del calcio) che andrà in paradiso.
Comunque non è tutto. Sarebbe troppo semplice e comodo affermare che con Immobile e Zaza in campo i nostri Mondiali sarebbero andati diversamente. Il problema è anche nella panchina. Un luogo che, oggi più che mai, non può essere occupato da allenatori dal volto umano o troppo buoni. L’ultimo fu Bearzot, ma i suoi ragazzi erano uomini e non caporali. Oggi, Mourinho l’ha capito da tempo, occorrono sergenti di ferro come quelli dei film sui marines americani tutti sudore e sangue. Antonio Conte lo è.

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