Cinque anni fa leggendo i manifesti “Chiara Appendino sindaca” c’era chi storceva il naso a quella desinenza femminile di un nome che si è sempre declinato al maschile. Eppure, la linguistica lo insegna, le parole sono espressione del loro tempo e del loro contesto: come il termine sindaca è entrato nel linguaggio comune allo stesso modo alla guida di Palazzo Civico abbiamo visto una donna, la terza figura femminile a dirigere la città dopo Anna Magnani Noja e Giovanna Cattaneo Incisa, sindache sulla fine degli anni Ottanta e inizio Novanta, ben 25 anni prima dell’elezione 2016 che segnerà la vittoria del Movimento Cinque Stelle sull’uscente Piero Fassino.
La storia futura di Torino, però, non sembra destinata a essere declinata al femminile. Infatti, la corsa per le nuove elezioni che si terranno in autunno vede predominare gli uomini. E scomparire, quasi del tutto, le figure femminili. Non solo Paolo Damilano candidato del centrodestra che ha asfaltato le deboli speranze della deputata di Forza Italia Claudia Porchietto che si è messa a disposizione del suo partito prima che questo decidesse di convergere sul nome dell’imprenditore.
Anche nel centrosinistra non ci sono che nomi maschili. Tre i candidati che hanno dato disponibilità per le primarie, da cui si sceglierà il candidato sindaco: Stefano Lo Russo, Francesco Tresso e Enzo Lavolta. A quali potrebbe aggiungersi anche il radicale Igor Boni. L’unica donna che in un primo momento aveva manifestato intenzione di candidarsi, la dem Gianna Pentenero, è sparita, scegliendo di fare un passo indietro “per accogliere l’appello alla responsabilità e alla sintesi del segretario nazionale”, spiega. Appello che invece i colleghi uomini hanno lasciato scorrere per continuare la loro determinata campagna per diventare sindaco.
E così ad oggi l’unico nome femminile delle elezioni 2021 è quello della candidata del Partito Comunista Giusy Greta Di Cristina. A cui potrebbe aggiungersi Carlotta Salerno per i Moderati. Mentre i Cinque Stelle da quando Appendino a rinunciato al mandato bis e dopo la mancata alleanza con il Pd ancora cercano un aspirante sindaco, o sindaca perchè in questo caso tra le possibili scelte vi è anche l’attuale capogruppo Valentina Sganga.
Certo, si potrà obiettare che ciò che conta è che chi governa la città lo faccia per bene ed è di sicuro qualcosa che non dipende dal genere. Eppure, quando tra qualche mese si vedranno cartelloni elettorali con solo facce maschili verrà da chiedersi se forse questa assenza di candidate a sindaca non sia che un’altro lato di una medaglia che vede le donne sempre un passo indietro e costrette alla ricorsa: di uguali diritti, di uguali salari, di uguali riconoscimenti.
Secondo i dati del World Economic Forum ci vorranno ancora 136 anni per colmare le diseguaglianze tra uomo e donna e ben 145 anni per colmarle nella rappresentanza politico-istituzionale.
Chissà che l’incentivare la partecipazione politica delle donne non sia già un modo per aiutare a diminuire questo gap più efficace dei proclami da campagna elettorale.