di Gilberto Daniele
Oggi pomeriggio, 7 novembre, si è svolta in Piazza Castello la manifestazione “Se tu ci chiudi tu ci paghi” organizzata dai collettivi anarchici e dai centri sociali Askatasuna e Gabrio e a cui hanno preso parte anche Printz Eugen, collettivi universitari, Rete dei Comunisti e No Tav. In piazza, anche se distaccati dal gruppo principale, presente una piccola rappresentanza del corteo di rider che ha sfilato per Torino ieri contro il contratto collettivo firmato da Assodelivery e Ugl.
La protesta, in forma statica e pacifica, ha con durezza accusato il governo nazionale e la Regione Piemonte per la mancanza di ammortizzatori sociali per tutte le fasce della popolazione e per lo smantellamento progressivo del Sistema Sanitario Territoriale, ora principalmente in mano ai privati.
“Questi mesi dovevano servire per investire nel Sistema Sanitario mentre il Consiglio Regionale emanava bonus vacanze invece di assumere personale sanitario” viene asserito in un intervento. Evocate le immagini dell’Ospedale di Rivoli e dei tamponi negati in favore di un isolamento forzato, esattamente come durante la chiusura di marzo. “Questo per noi è inaccettabile, questo lockdown non è altro che un tentativo goffo da parte dello Stato di dimostrare che qualcosa si sta facendo”.
I manifestanti hanno anche putnato il dito contro i colossi del delivery digitale e delle grandi multinazionali che “in questo periodo hanno prosperato arrivando a incrementare i guadagni anche del 40%”, mentre le condizioni dei lavoratori si deteriorano: “questa crisi sta mettendo molti lavoratori in condizioni di accettare contratti ai limiti dello sfruttamento”. In piazza anche gli studenti, i quali ricordano come nessuna istituzione abbia fatto nulla per diminuire la lievitazione degli affitti in città e allo stesso tempo lo stato non sia intervenuto diminuendo la tassazione universitaria. In questo momento la quasi totalità degli studenti universitari si è vista cancellare la possibilità di seguire le lezioni in presenza.