Il mondo della musica dal vivo e della cultura a Torino fa rete, con l’obiettivo di diventare motore di riqualificazione e rigenerazione sociale e culturale. In vista di Eurovision Song Contest, nasce un dialogo aperto e condiviso con le istituzioni con la partecipazione dell’Assessora alla Cultura della Citta di Torino Rosanna Purchia insieme a Guido Cerrato di Camera di commercio di Torino con live club, circoli, imprese, cooperative, associazioni e festival del territorio che, attraverso la propria attività quotidiana, contribuiscono 365 giorni l’anno a rendere vivo il territorio.
Eurovision Song Contest mette infatti al centro del dibattito il settore della musica dal vivo e lo show business per l’internazionalità e l’attrattività turistica e la vivacità del nostro territorio. Un‘occasione unica, per attivare un nuovo percorso di riflessione e rinnovamento del settore, a partire dalle indagini emerse: si valuta che solo sulla città di Torino in seguito alla pandemia si sia verificata una diminuzione dei concerti live del 40% rispetto ai numeri pre pandemia.
Fra i soggetti abilitati che realizzano studi in ambito culturale per consegnarli alle istituzioni, la Camera di commercio di Torino che ha presentato in occasione dell’incontro al Media Centre Casa Italia, un’analisi del settore musicale a Torino e in Piemonte sulla base delle realtà registrate al Registro Imprese camerale: a fine 2021 in Piemonte risultano registrate 1.298 imprese afferenti al settore musicale (il 6,6% del dato nazionale), di cui 715 (il 55%) tra Torino e provincia. Si tratta di un tessuto imprenditoriale particolarmente eterogeneo dove convergono le attività musicali in senso stretto, come la fabbricazione e il commercio degli strumenti o la registrazione sonora, e altre attività più generali, come la gestione della biglietteria degli eventi o la gestione dei teatri e delle sale da concerto.
Appare sempre più necessario ridurre le distanze tra istituzioni ed enti privati per decidere di considerare finalmente il valore aggiunto della cultura pari a quello economico, ed identificare l’impresa culturale quale modello dell’industria del futuro e come possibile volano di attrazione turistica della città.
L’obiettivo è quindi quello di costituire una piattaforma di confronto e di co-progettazione condivisa per confrontare esperienze, criticità, ma anche opportunità fra gli operatori del settore, che può nascere solamente da una visione condivisa, per ripartire proprio dai luoghi della cultura e dalla progettazione culturale, non solo come presidio sociale, ma anche e soprattutto come indotto economico estrumento di inserimento lavorativo in ambito culturale.
Con la citazione dell’artista surrealista Maurits Cornelis Escher “Il mio lavoro è un gioco, un gioco molto serio”, si vuole rappresentare la complessità e il valore artistico di un settore, quello della musica dal vivo e della cultura, che sale e scende scale da molti anni, senza mai trovare le chiavi di casa.
Sovrapposizioni e sedimenti normativi, dal locale al nazionale, sono l’eredità di decenni che portano infatti il settore alla dispersione di un potenziale che potrebbe essere invece il motore di modelli di riqualificazione e di rigenerazione sociale e culturale.
Oltre due anni di pandemia hanno contribuito a far riaffiorare le criticità già in essere da tempo immemore, ma soprattutto a far emergere uno scollamento, quello tra la cultura definita “istituzionale” e quella che gli operatori del settore amano invece definire “cultura diffusa”. Questa immensa crisi ha quindi generato danni non indifferenti al settore, ma ha anche contribuito ad un chiaro percorso di riflessione, identificazione e riavvicinamento ai temi del futuro e ad una grande solidarietà tra operatori e operatrici culturali, che si è trasformata in reti.
Da queste reti si intende ripartire, con un’operazione di visione che parte dalla grande consapevolezza che ci sia molto lavoro da fare e che richiede un’ampia dimensione di ascolto da parte delle Istituzioni. Deve svilupparsi un elemento prospettico di supporto alle competenze e di advocacy pubblico/privata per le nuove esperienze che esplorano l’innovazione e il futuro della produzione e diffusione culturale. La ricerca e la sperimentazione, in tal senso, sono motore per un orizzonte di prossimità sociale e impresa culturale.
Dare centralità a queste istanze è la chiave di volta per riportare linfa alla cultura e alla società del futuro.
Guido Cerrato, Camera di commercio di Torino ha commentato a margine dell’incontro: “A fine 2021 in Piemonte risultano registrate 1.298 imprese afferenti al settore musicale (il 6,6% del dato nazionale), di cui 715 (il 55%) tra Torino e provincia. Tuttavia, al di là di questi dati, quello che importa di più è il tema delle opportunità e delle potenzialità di questo settore, a partire dall’occasione che crea la tecnologia che sta aprendo nuovi mercati, ma anche la creazione di nuovi mestieri e nuove imprese, fino ad ora operanti in altri settori”.
Daniele Citriniti, La Musica Che Gira /Io sono la musica che ascolto dichiara: “Dai dati emersi dalla ricerca “Io Sono La Musica Che Ascolto” che fa riferimento al periodo 2018/2019 e quindi pre-pandemia (report: https://www.iosonolamusicacheascolto.it/report/) il numero di artisti e di esibizioni vedeva già a quei tempi una diminuzione dei luoghi, degli spazi, degli eventi culturali, oltrechè dei festival di musica dal vivo, con una presenza quasi inesistente di concerti nello spazio pubblico. Con il contraccolpo del periodo post-pandemico, secondo i dati i 200 circa spazi ed eventi dedicati alla musica dal vivo tracciati nel biennio 2018/2019 si sono ridotti al 2022 del 40% e solo 6 sono state le nuove aperture”
Salvatore Perri, Italian Music Festivals in occasione dell’incontro afferma: “Come realtà del territorio ci occupiamo di un festival unico ed originale, Apolide Festival, che prende forma in un luogo speciale tra i boschi nel cuore del Canavese. Il nostro lavoro, e quello di tutta la rete di Italian Music Festivals però non consiste solo nel proprorre programmazioni e concerti, ma soprattutto nella capacità di costruire comunità attive e partecipate, ma anche di promuovere un territorio, in grado quindi di produrre ricadute, di far girare economia e lavoro. Non vogliamo quindi costituire un ostacolo in termini di permessistica, ma anzi vogliamo costituire un aiuto per scoprire anche nuove realtà del settore”.
Alessandro Roggero, MuV – Consorzio Musica dal Vivo commenta: “Durante la pandemia abbiamo costituto il Consorzio Musica dal Vivo, un nuovo strumento per costruire una rete che potesse essere solida e che unisse tante anime a Torino, anche al fine di accelerare per essere riconosciuti giuridicamente. Uno strumento di relazione verso l’esterno, quindi, che unisce i live club della città, con un approccio propositivo. Circa l’80% degli artisti che ruoteranno nell’ambito dell’Eurovillage sono passati dai nostri palchi. Miriamo quindi a porci come un mezzo di coprogettazione delle politiche future della città, o per lo meno a costituire uno strumento che possa essere l’inizio di questo percorso”
Luca Bosonetto, di ARCI Torino afferma: “Anche Arci Torino è cambiata in pandemia, se pre-pandemia contavamo 140 associati adesso ne abbiamo 180, 60 di queste associazioni si occupano di attività nel settore della musica. Il numero dei presidi musicali è riuscito a non diminuire. Esistiamo in tutte le circoscrizioni e sappiamo fare rete: la prossimità è un valore che ARCI Torino potrebbe mettere a disposizione, insieme a una seconda ricchezza, quella della diversità delle sue realtà. Siamo a disposizione della Città, a partire dalla nostra visione, non proprietaria, democratica, ma che produce economie confrontabili a quelle delle imprese, mettendo quindi a valore questa prossimità in vista di un possibile tavolo di progettazione”
Arianna Bargiglione, Rete DOC – DOC Servizi – Filiale di Torino dichiara: “Il claim di questo incontro rappresenta l’anima della nostra cooperativa, ci occupiamo infatti tutti i giorni degli operatori sia in ambito spettacolo, che in ambito culturale. Durante la pandemia, abbiamo perso circa il 75% del fatturato generale del settore. Inoltre, circa un quinto dei tecnici dello spettacolo ha deciso di cambiare lavoro, dopo il periodo pandemico. Ci troviamo quindi in un periodo in cui la Città di Torino sta riesplodendo di eventi e noi non abbiamo più gli stessi lavoratori. Quello che dobbiamo fare è quindi diffondere la cultura del lavoro e cercare anche di diffondere maggio ottimismo e cercare di infondere più ottimismo per il settore”