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giovedì, 19 Settembre 2024

Il manifesto dello scandalo

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Luca Cassiani
Quelli che stiamo vivendo a palazzo Civico sono giorni infuocati.
Nonostante un’estate freddina e bagnata, la ripresa politica è stata davvero caldissima. Tra la tante storiacce che ci stanno accompagnando in questo tiepido e mite inizio settembre, da sempre il mese più bello dell’anno per la vendemmia e per il mio genetliaco, ho scelto la vicenda della donna nuda che calpesta l’icona del Cristo. Voi mi direte: scusa Luca, ma dove lo metti il duello Noseda –Vergnano? E l’inizio di MITO e le polemiche con il Festival Mozart che lo avrebbe cannibalizzato? E ancora, l’Alitalia che se ne va da Caselle, lo Stadio Olimpico nella bufera, la seconda linea della metropolitana, ecc ecc?
Nulla di tutto ciò, ho scelto la “grassona blasfema” perché consente di discettare su questioni filosofiche di non poco conto: cosa è e cosa non è arte e chi lo decide, se è giusto censurare, qual è il limite al vilipendio e dove finisce la libertà di espressione artistica, insomma, roba da giornalisti seri. Ma non voglio scimmiottare i padri del giornalismo e quindi andrò giù duro, come sempre, dicendo ciò che penso. I fatti innanzitutto.
Lo scorso maggio, più associazioni culturali, Kounè- ArteVision- EloVir92, sconosciute ai più, presentano al Comune e alla Circoscrizione 6, richiesta di patrocinio, senza alcun contributo economico, per la 7ma edizione (mi sono perso le altre 6!) della mostra Internazionale LGBTE presso la ex Manifattura Tabacchi. Si tratta di un’esposizione fotografica sul tema dei 7 peccati capitali, che presenta opere di giovani artisti italiani e stranieri. Il Comune e la Circoscrizione concedono il patrocinio che serve più che altro ad ottenere la riduzione sui costi di affissione. Il 24 Agosto la locandina dell’iniziativa inizia a girare via web per reclamizzare la kermesse. Apriti cielo! Qualcuno se ne accorge e, un po’ per finire sul giornale, un po’ per farisaico spirito di giudizio, inizia il balletto che avete letto. Interpellanze, richieste di comunicazioni, richiesta di ritiro immediato del patrocinio e censura dell’iniziativa. il Sinedrio riunitosi in sala Orologio a Palazzo Civico, all’unanimità, revoca immediatamente il patrocinio, condannando il manifesto per blasfemia.
Motivazione della sentenza: la foto oggetto di pubblico scandalo, ritrae una signora completamente nuda che calpesta un’icona raffigurante l’effige di Cristo e della Madonna. La signora nuda non è proprio bellina, e questo non è un particolare di poco conto. Nota a sentenza: se la foto avesse ritratto Heidi Klum, sarebbe finita così? Non è forse vero che il bello predispone l’animo e che il brutto infastidisce l’occhio dell’osservatore? Non sono forse più volgari certe immagini di donne sui nostri tabelloni pubblicitari che vendono un modello femminile a parole aborrito da tutti, ma di fatto ricercato e apprezzato? Bando a queste banali e retoriche domandone, i vilipesi sostengono che l’offesa alla religione cristiana è grave e che va censurato il manifesto, perché offende il sentimento religioso.
Considerazioni finali. Primo, non tutti hanno sentimenti religiosi vilipesi, secondo credo che se uno ha un sentimento religioso solido non se lo fa vilipendere da questa foto, terzo io non avrei dato il patrocinio prima e l’avrei revocato poi, esclusivamente per la più grave delle offese contenute nell’opera: le orribili scarpe bianche indossate dalla modella. Non si possono proprio guardare! A parte l’ironia, il nodo è definire cosa è arte e cosa non lo è. Ma da Aristotele fino ai giorni nostri, passando per Kant, non ci si mette d’accordo sulla definizione. Ma forse pure questa è arte e quindi non disputandum est. Pertanto mi astengo dal giudicare, dal censurare o dal vietare a chicchesia qualsiasi cosa, tranne ciò che il codice penale ritiene sia reato. L’unica certezza, come sempre accade nelle performances artistiche o presunte tali, è che sarà il pubblico a decidere.
Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (art. 21 Cost.); e ,aggiungo io, pure con la fotografia di cattivo gusto.

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