di Moreno D’Angelo
Bruxelles. Dopo l’orrore per l’ennesimo attentato gli osservatori si domandano: “L’allarme era in corso ma non si è riuscito a prevenirlo”. Il Paese, diviso tra valloni e fiamminghi, pare diventato una sorta di base del terrorismo jihadista. Non a caso erano in corso da tempo serrate indagini e controlli che hanno portato venerdì 18 a Molenbeek all’arrestato del super ricercato terrorista belga Salah Abdeslam, responsabile degli attacchi che hanno insanguinato Parigi il 13 novembre con 130 vittime innocenti.
Gli attentati di Bruxelles dimostrano quanto possano esser vani i nostri sistemi di sicurezza di fronte alla barbarie terroristica portata avanti con improvvise sparatorie o l’immolarsi di uomini bomba. Il Belgio era in stato d’allerta e ha sorpreso che a essere presi di mira in modo così pesante siano stati obiettivi sensibili come uno scalo internazionale e una metropolitana.
Hanno fatto riflettere le ammissioni della stessa procura belga che aveva appena rilanciato l’allarme per nuovi attentati terroristici. Emblematiche le parole del procuratore federale belga Frédéric van Leeuw che solo ieri aveva dichiarato: «Siamo lontani dall’aver risolto il puzzle e il fatto di aver trovato dei combattenti stranieri dotati di armi pesanti è naturalmente preoccupante. Evidente non erano qui per un pic nic. L’inchiesta dovrà determinare se pianificavano degli attentati».
In società libere e aperte come le nostre capitali europee sia estremamente difficile prevenire l’opera di invasati pronti a sacrificarsi in mezzo alla folla. E’ sempre più difficile prevenire e sempre più costoso. Per rendersene conto basta vedere le file e i controlli che si registrano quotidianamente negli scali statunitensi. Si apre una stagione turistica non facile. Mentre continuano a soffiare i venti di guerra in un contesto quanto mai incerto che tocca tutto il medio oriente.