Non si parla d’altro il giorno dopo. Dentro le chat di Whatsapp delle varie correnti del Partito Democratico, ma anche in quelle della maggioranza Cinque Stelle.
L’incontro a sorpresa, informale ma allo stesso tempo istituzionale, della sindaca di Torino Chiara Appendino con gli esponenti del governo giallorosso per far sistema sotto la Mole, come a Roma, si sta portando dietro una scia di polemiche non indifferenti.
Un incontro quello a cui hanno partecipato i ministri grillini Paola Pisano (ex assessore di Appendino) e Fabiana Dadone e il sottosegretario sempre pentastellato Lucia Azzolina e dulcis in fundo il sottosegretario Dem Andrea Giorgis.
Et voilà: l’asse di governo sotto la Mole che si ritrova a parlare di Cavallerizza, Linea 2 della Metropolitana e più in generale del futuro di Torino.
E proprio la presenza di Giorgis, che a quanto pare sta studiando da candidato sindaco, ha sollevato molti dubbi e ha reso roventi le già citate chat.
Infatti, è innegabile che Giorgis sia quello che pubblicamente non si è mai esposto contro l’amministrazione Appendino evitando l’argomento più volte. Anche all’interno del suo partito viene considerato uno di quelli che più dialogherebbe con i pentastellati, piuttosto che fargli la guerra.
Probabile quanto detto durante questo incontro potrebbe finire sul tavolo della direzione già convocata dal segretario metropolitano Mimmo Carretta per il 14 novembre.
Intanto Giorgis è stato invitato dal gruppo consiliare del Pd per valutare azioni coordinate e condividere. Verrebbe da dire: giusto per non ritrovarsi in squadra persone che remano da parti opposte.
Ma c’è chi tutto questo lo aveva già previsto: ovvero il già senatore Del Stefano Esposito, il quale, da battitore libero, spesso e volentieri ha lanciato l’allarme di come c’era il rischio a Torino che parte del suo partito si ammorbidisse dopo la formazione del governo giallorosso. Anzi. Aveva anche predetto che Giorgis poteva essere l’anello di congiunzione.
Abbiamo sentito Esposito poche ore dopo l’informale incontro istituzionale targato Appendino-Giorgis.
Stefano Esposito, lei che segue attentamente le vicissitudini politiche torinesi e le sorti del Partito Democratico, cosa pensa di questo incontro giallorosso?
Sono rimasto molto colpito dalle modalità in cui il tutto è accaduto. Un sottosegretario alla Giustizia, quindi senza un ruolo economico, viene convocato dalla sindaca Appendino per discutere di progetti che riguardano Torino e non trova il tempo di avvisare il suo partito, cioè quelle persone che a livello locale da tre anni fanno opposizione serrata alla giunta M5s. Senza contare che nell’incontro si sono affrontati temi e dossier su cui i consiglieri comunale discutono e si confrontano da tempo.
Un modo di agire che ha creato molto scompiglio nel Pd…
Quello che è accaduto è qualcosa di surreale e non fa che confermare l’idea che il Partito Democratico ormai è morto e che al suo interno ci sono invece personaggi che pensano di poter da soli rappresentare il partito, senza avvertire la necessità di avvisare gli altri. Un vero e proprio atto di scortesia politica.
Un comportamento che può mettere in difficoltà anche le mosse future del Pd torinese?
Di sicuro non avvisare il capogruppo e gli esponenti torinesi dell’invito ricevuto dalla sindaca non è stato un bel gesto. E la sua disponibilità a sedersi al tavolo con tutti esponenti M5s dà adito a chi vuole smentire il ruolo di opposizione che il Pd ha a Torino. Appendino ha cercato furbescamente di dividere il fronte del Pd e Giorgis si è prestato. Fossi il capogruppo Lo Russo o un altro consigliere comunale tipo Carretta, Lavolta o Grippo, mi arrabbierei molto.
In effetti, Cavallerizza e Metro 2, per esempio, sono argomenti su cui il gruppo consiliare del Pd ha sempre dato battaglia alla sindaca in Sala Rossa. Mentre Giorgis sembra aver fino ad oggi preferito mantenere un profilo più “romano”…
Sono passati tre anni e mezzo da quando Appendino ha vinto le elezioni. In tutto questo tempo Giorgis non ha mai espresso una sola opinione sui grandi temi della città, neanche un post su Facebook, per dire. Di certo, non ha dato fastidio al Movimento Cinque Stelle.
Io credo che se fai politica devi far sapere ai tuoi elettori cosa pensi degli argomenti importanti, ma c’è anche chi come Giorgis preferisce quella che definirei “la via del silenzio alla carriera”: farsi vedere poco, sentire poco e non prendere parte a grandi battaglie che possono anche renderti impopolare, e così facendo arrivare in alto.
È possibile leggere dietro questo incontro la conferma dell’asse unitario tra M5s e Pd per il 2021 e in Giorgis un possibile candidato sindaco?
Credo che Giorgis voglia l’accordo con i Cinque Stelle e di sicuro sarebbe un candidato accettato anche da loro, visto che in questi anni non ha mai fatto battaglie né preso posizioni.
E invece all’interno del Pd può essere davvero il nome per il 2021?
Sono sicuro che dietro le mosse che sta facendo Giorgis c’è il suggerimento di Sergio Chiamparino. Non si è mosso senza sentirlo. E ben sappiano non solo il legame tra i due, ma anche che lo stesso Chiamparino ha cercato di andare a braccetto con Appendino durante i suoi anni da presidente della Regione.
Il problema vero è che il partito non si è ancora mosso per il 2021, mentre bisognerebbe entro il prossimo giugno avere il candidato e la coalizione, al di là di quello che accade sul piano del governo nazionale.
E sono convinto che il Pd ha la forza di correre da solo con una coalizione di centrosinistra, senza la scorciatoia, che l’Umbria ha dimostrato non essere vincente, del legame con M5s. Il nostro vero nemico per il 2021 è il centrodestra. E partiamo in svantaggio.
Ma a quanto pare il partito non è ancora nell’ottica di fare questo tipo di ragionamenti.