I costi dell’abitare stanno ipotecando il futuro di tanti giovani e di tante famiglie. Al contempo, i costi del degrado stanno ipotecando il futuro di tante realtà urbane, piccole e grandi.
Intervenire sulla fragilità di città e cittadini, insieme, con politiche integrate, è la sfida su cui il senatore democratico torinese Mauro Laus, sta lavorando in Senato. L’idea del senatore è quella di attuare un intenso programma di edilizia abitativa finalizzato all’incremento di patrimonio a prezzi sostenibili, ma da realizzare esclusivamente nella cornice delineata dal Green New Deal ovvero in ambiti di rigenerazione urbana, dove l’assenza del consumo del suolo e la sostenibilità siano le parole d’ordine.
Senatore, da dove nasce la sua proposta al governo?
“Dal numero crescente di persone e di famiglie direttamente toccato dal problema della casa. Un problema che sempre più assume contorni emergenziali. L’emergenza si manifesta con fenomeni quali l’aumento del numero di morosità, di alloggi di fortuna e baraccopoli; la crescita di disagio sociale diffuso, di processi di indebitamento e di impoverimento delle famiglie. Sempre più numerose inoltre sono le persone che, pur disponendo di un reddito o di una pensione, non sono in grado di sostenere i costi dell’abitare, cosa che condiziona le scelte e la qualità della vita. Dunque la questione abitativa, incidendo di fatto sulla coesione sociale e sulla competitività, ha un impatto complessivo sullo sviluppo delle città e sulla crescita del Paese”.
Al centro dunque di questo disegno il bisogno delle persone, da cui deve poi derivare un ragionamento sugli spazi: come attuare in concreto questo passaggio dalle persone ai luoghi?
“Sono convinto si debba puntare sul patrimonio immobiliare esistente che vanta un potenziale largamente inespresso: si pensi ad esempio alla riconversione di aree produttive dismesse, che in tante esperienze europee ha portato a far rivivere interi paesaggi, portando con sé non solo una promessa di rilancio economico ma anche un miglioramento generale della condizione sociale e ambientale dei territori”.
Lei propone una strategia integrata di politiche di welfare e politiche urbanistiche: in che cosa consiste il programma che porterà in Senato?
“Il mio programma prevede misure di sostegno alla domanda abitativa, quindi sconti su affitti e mutui per chi è in condizione di maggiore fragilità, e al tempo stesso misure di sostegno all’offerta abitativa, ovvero erogazioni sui mutui contratti dai soggetti attuatori degli interventi di costruzione”.
Cominciamo con il contributo per gli affitti a lungo termine: a chi si rivolge?
“Il contributo pubblico andrà a vantaggio dei soggetti attuatori sotto forma di abbattimento delle rate di mutuo necessario a realizzare ogni intervento, ma con l’obbligo da parte del beneficiario di affittare gli alloggi a persone in possesso di requisiti ben definiti in base a reddito e condizione sociale. Qui si inserisce il vantaggio anche per chi affitta: i canoni dovranno essere prestabiliti e non superiori a una certa soglia”.
Quanto costerà allo Stato questa operazione?
“L’ipotesi di investimento pubblico è di 5mila euro/anno per ciascun alloggio realizzato e per tutta la durata del mutuo, con un obiettivo complessivo di 20mila alloggi nel primo biennio, pari a circa 50 milioni all’anno di intervento statale stimato, capaci di generare un investimento immediato complessivo di circa 1,5 miliardi, oltre a una positiva ricaduta sull’occupazione”.
E per chi volesse comprare casa invece di affittare?
“Nell’ambito dello stesso programma di realizzazione di alloggi, l’ipotesi è di prevedere un contributo pubblico tra i 2mila 500 e i 3mila 500 euro/anno ad alloggio per tutta la durata dei mutui contratti da acquirenti con caratteristiche di maggiore fragilità in base ai parametri Isee”.