Non sono passati inosservati i volantini che sabato sera sono stati distribuiti al Teatro Nuovo dove è andata in scena la tappa torinese del tour elettorale di Luigi Di Maio. E non sono ai presenti in sala, ma anche alle opposizioni in consiglio comunale, che quello “100 cose fatte” presentate sul palco dalla sindaca Appendino e dal candidato premier a Cinque stelle, sembrano proprio non condividerle.
Così la pensa anche la vicecapogruppo del Pd Chiara Foglietta che innanzitutto fa notare come la presenza di Appendino a promuovere le azioni compiute dalla sua giunta strida con quanto annunciato da sempre dalla prima cittadina, ovvero di volersi astenere da ogni propaganda elettorale. «Prima di Natale la Sindaca Appendino aveva dichiarato che non avrebbe permesso di usare Torino come strumento di campagna elettorale. Lo diceva a tutti, quindi anche a se stessa e al Movimento – o era un ammonimento solo per gli altri partiti? Sabato sera, infatti, in occasione della venuta di Di Maio in città, il Movimento 5 Stelle ha prodotto e distribuito dei volantini con le #100cosefatte dall’amministrazione comunale».
«A parte il plagio allo slogan del PD o la canzonatura – in entrambi i casi comunicativamente venuta male – ci sono delle inesattezze dal punto di vista del contenuto e anche delle prese in giro» precisa Foglietta che si sofferma in particolar modo su un caso che a tenuto banco nell’opinione pubblica torinese nei mesi scorsi. «Al punto 99 leggo “Riassorbimento dei 28 esuberi della Fondazione Torino Musei”. Una bugia così grande da gridare vendetta. Una bugia che gioca sulle persone. Le cose sono tre: o la Sindaca non si ricorda che alcuni degli esuberi aspettano risposte circa la loro collocazione nelle partecipate della Città o gli addetti alla comunicazione – che paghiamo coi soldi pubblici e si occupano di far campagna nazionale – non sono a conoscenza della situazione, o nel week end sono stati ricollocati tutti a loro insaputa».
«Prima di farsi belli sulle vite degli altri – prosegue Foglietta – sarebbe stato facile chiamare uno a caso delle 28 persone coinvolte (all’inizio piaceva tanto alla Sindaca usare il telefono invece che fare dichiarazioni pubbliche) per sapere che la situazione è molto diversa da quella descritta sul sito della sindaca.E allora meno propaganda e più lavoro, più umiltà e più studio, che Torino ha bisogno di ripartire sul serio, non solo nella fantasia di chi produce materiale di propaganda».