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sabato, 27 Luglio 2024

È morto Cesare Romiti, il braccio destro di Gianni Agnelli

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

All’età di 97 anni è morto Cesare Romiti, prima amministratore delegato e presidente della Fiat poi al vertice di Rcs-Corriere della Sera. 

Uno dei più potenti manager italiani, considerato il braccio destro di Gianni Agnelli e vicino al banchiere Enrico Cuccia.

Nato a Roma il 24 giugno del 1923. Figlio di un impiegato delle Poste, laurea in scienze economiche e commerciali, i suoi primi passi da manager, Cesare Romiti li ha mossi dal 1947 a Colleferro, nel Gruppo Bombrini Parodi Delfino. Nel ’70 l’Iri lo chiama in Alitalia: direttore generale, poi amministratore delegato. Nel ’73 e’ all’Italstat. Dal 1974 è in Fiat: vive gli anni del forte potere sindacale, delle fabbriche ingovernabili, del terrorismo. Nel 1976 diventa amministratore delegato insieme con Umberto Agnelli e Carlo De Benedetti. L’Ingegnere lascia dopo solo 150 giorni, ma il dualismo tra Romiti e De Benedetti, due visioni diverse, si trascinerà per anni.

Cesare Romiti rimane solo, al posto di comando, quando il 14 ottobre 1980, dopo 35 giorni di scioperi, 40.000 quadri della Fiat scendono in piazza contro il sindacato, che poco dopo arriva all’accordo su una pesante riorganizzazione. Il 1980 è anche l’anno della Fiat Uno, lanciata in anteprima mondiale a Cape Canaveral, un simbolo come auto degli italiani, il modello che rilancia le vendite. Una creatura di Vittorio Ghidella che qualche anno dopo lascerà l’azienda, si dice proprio per i contrasti con Romiti che a quel punto assume anche la guida di Fiat Auto. Di quegli anni si racconta di un rapporto sempre più saldo con l’Avvocato, Gianni Agnelli. E quando nel 1996, a 75 anni, l’Avvocato lascia la presidenza di Fiat per diventarne presidente onorario, il testimone passa proprio a Romiti. Che resta presidente fino al 1998, quando anche per lui scatta il limite dei 75 anni. Romiti precorre i tempi quando nel 1991 è vicino ad acquistare Chrysler; anni dopo in una intervista spiega: ”io e Gianni Agnelli avevamo concluso l’operazione ma Umberto Agnelli si mise di traverso”.

Due caratteri diversi, l’approccio morbido di Umberto Agnelli, spesso in contrasto con il ”pugno di ferro” di Romiti. Sono anche gli anni di Tangentopoli, che tocca anche Fiat. Una condanna per falso in bilancio, poi revocata nel 2003 quando non era più reato, porta a Romiti la solidarietà pressoché unanime del mondo imprenditoriale italiano. ”Anche se avessi il desiderio di entrare in politica non ne sarei capace. Io dico sempre quello che penso”, afferma una volta Romiti dei suoi rapporti con la politica. Mai una tessera di partito, solo una tentazione, avrebbe confessato anni dopo in una intervista, quando Silvio Berlusconi gli chiese di candidarsi sindaco a Roma contro Walter Veltroni (ma poi scelse Antonio Tajani). Nel 1998, subito dopo aver lasciato il Lingotto, con la buonuscita dalla presidenza Fiat, Romiti arriva nell’holding finanziaria Gemina che, tra l’altro, aveva rilevato da Mediobanca il controllo di Rcs; fino al 2005 è azionista di Impregilo, ed entra poi nel business delle infrastrutture con la privatizzazione di Aeroporti di Roma. In Rcs Romiti è presidente dal 1998 al 2004. L’uscita da Gemina nel 2007. La Fondazione Italia Cina è stata la più recente delle sue passioni, voluta e creata da Cesare Romiti nel 2003.

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