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venerdì, 6 Dicembre 2024

“Dopo gli scontri del G7 Montanari si dimetta”. Lo Russo: “Appendino si occupi della sua squadra”. Carretta: “Servitore di due padroni”

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di A.D.

Post su post. Colpo su colpo. Il dopo G7 si anima sulle pagine dei social. Facebook ancora una volta diventa terreno per dibattiti e confronti anche duri.

Se da una parte i consiglieri pentastellati vicini ai centri sociali non arrivano parole di solidarietà ai feriti delle forze dell’ordine, ma si parla di solo “4 bidoni rotti”, le opposizioni chiedono la testa del vicesindaco Guido Montanari.
post vicesindacoInfatti lui non ha mai nascosto la sua contarietà al G7. Non solo. con un post ha lodato le brioche giganti, ignorando che sarebbero servite per fronteggiare le forze dell’ordine.

«Di questo domani chiederemo conto dell’accaduto in Consiglio Comunale – dice il capogruppo del Partito Democratico Stefano Lo RussoCi chiediamo e chiederemo la sindaca come si possa pensare di rappresentare una Città intera, ferita nell’orgoglio di avere in questa fase una guida che è palesemente non all’altezza del compito, circondandosi di assessori così, addirittura nella posizione di vicesindaco». «Cara Sindaca Appendino, invece che esprimere vuote parole di circostanza ex-post agli agenti feriti, si occupi urgentemente dei problemi politici che ha nella sua squadra. Il clima di impunità per questi gesti, che si ripetono ormai da mesi, ha contribuito a crearlo anche lei con i suoi atteggiamenti ambigui e ammiccanti nei confronti di questi delinquenti che trovano ogni occasione per scagliarsi contro le forze dell’ordine. I consiglieri comunali grillini del M5S che sostengono i centri sociali non li ha scelti lei, il suo Vice invece sì. Ci pensi», conclude Lo Russo.

Il consigliere comunale e “quasi” segretario del Pd torinese Mimmo Carretta non ha dubbi: «Montanari è servo di due padroni».carretta
«La pantomima di Montanari servitor di due padroni ha raggiunto un punto di non ritorno – spiega Carretta – l’operazione ad “orologeria” su Cavallerizza, le dichiarazioni denigranti contro il G7, la fuga a Jesi, la gaffe delle brioche, la mancata solidarietà da parte sua alla polizia, sono tappe di un delirio che Torino non merita». «Montanari non può più rappresentare le istituzioni e continuare ad amoreggiare con chi contrasta le istituzioni. è stato bello vederla all’opera per paralizzare la città, ma adesso tolga il disturbo», evidenzia Carretta.
Ma non sarebbero solo quelli dell’opposizione a storcere il naso davanti all’atteggiamento di Montanari e di alcuni consiglieri pentastellati. Anche per qualcuno della maggioranza chi ricopre un ruolo istituzionale non può difendere chi compie delle violenze.

monicamoreA condannare le violenze c’è però la consigliera M5S Monica Amore: «La violenza genera violenza. Manifestare è giusto, l’importante è non essere teppisti altrimenti non si ottiene nulla , anzi si ottiene l’effetto contrario perché poi se le forze dell’ordine entrano in azione non bisogna lamentarsi.Esprimere il proprio dissenso è sempre un diritto, questo deve essere fatto nel rispetto dei ruoli. Poi le teste dì cavolo sono tante e se sbagliano devono essere punite , compreso chi porta una divisa perché questo non esula da non commettere errori Detto questo dico viva la libertà».
Invece Marco Chessa, sempre Cinque Stelle, sceglie di allontanare la polemica preferendo una lucida analisi post summit, condivisa in alcuni punti da molti, al di là degli schieramenti politici: «Accolto da grande clamore, tra chi ha visto questo meeting come una occasione, tra chi ha manifestato legittimamente il proprio dissenso, tra chi ha organizzato eventi di confronto e dibattito, tra chi ha deciso illegittimamente e strumentalmente di imbrattare sedi di partito e sindacali, bloccare servizi di pubblica utilità, brandire ghigliottine e brioches, incendiare cassonetti e cercare il contatto fisico con altri lavoratori, quelle Forze dell’Ordine che sono state davvero impeccabili per tutta la durata del meeting. Al termine di tutto ciò, la carovana del G7 riparte. Come sempre. Nel mentre, Torino non è riuscita a capire quale sia stata l’effettiva ragione della visita».

chessamarcoContinua Chessa: «Personalmente, ritengo che Torino da questa settimana di incontri avesse la necessità di ricevere alcune risposte: su come attrarre e agevolare investimenti sul territorio, su come accorciare la distanza tra domanda e offerta di lavoro, su come tutelare le piccole e medie imprese in sofferenza cronica, su come si possa mediare e governare l’impatto di una eccessiva robotizzazione ed automazione sui lavoratori, su come affrontare le troppe morti sul lavoro, su come combattere il lavoro nero e lo sfruttamento dei vecchi e nuovi lavoratori, su come elaborare nuovi percorsi di formazione e professionalizzazione, su come valorizzare le competenze, su come regolarizzare e stabilizzare i rapporti di lavoro. Torino aveva bisogno di queste risposte in quanto è una città attanagliata da un forte debito pubblico, che non le permette di sostentarsi autonomamente e che non ha le risorse necessarie per permettere investimenti sul territorio, nella ricerca, nella formazione. L’unica risposta che però è emersa da questa settimana è che Torino si sia scoperta ancor più divisa nel proprio tessuto sociale. Per questo motivo credo che non si possa più rimandare l’individuazione di un percorso unitario, condiviso, costruttivo e lungimirante per la nostra città. Altrimenti Torino continuerà a somigliare tristemente e spaventosamente alla città di Sofronia».

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