di Andrea Doi
E’ con due lettere riservate inviate lo scorso aprile agli uffici della sindca Chiara Appendino che due dirigenti del Comune di Torino protestarono contro la decisione di non iscrivere a bilancio nel 2017 i cinque milioni di debito nei confronti di Ream, vicenda per la quale Appendino, assieme al suo capo di Gabinetto Paolo Giordana e l’assessore al Bilancio Sergio Rolando, sono da ieri indagati per falso ideologico in atto pubblico.
A quanto si apprende dai documenti dell’inchiesta, infatti, l’allora dirigente finanziario del comune Anna Tornoni e il collega dell’area bilancio Roberto Rosso avrebbero espresso le loro perplessità rispetto alle scelte dell’amministrazione avvertendo oltre alla sindaca, l’assessore Rolando, il presidente del Consiglio Comunale Fabio Versaci e il collegio dei Revisori dei conti. Nella lettera datata 27 aprile si afferma che il posticipo dei debiti verso Ream al 2018 “non sembra risolvere la problematicità sotto il profilo giuridico e contabile”. Piuttosto si spiegava come il debito fosse maturato già nel 2016 e quindi andava iscritto a bilancio e pagato “il prima possibile”.
Circa una settimana dopo, il 3 maggio, a ridosso dell’approvazione del Bilancio in Consiglio comunale, parte una seconda lettera con gli stessi destinatari e gli stessi mittenti. In questo caso i due dirigenti fanno riferimento al parare dei revisori dei conti specificando come “la palesata ipotesi della sussistenza di anche solo una situazione debitoria riconducibile all’art 194” faccia emergere “l’opportunità di procedere ad un modifica delle Previsione di Bilancio al fine di comprendere negli equilibri le predette poste”. E ancora i due dirigenti avvertono che “qualora il Consiglio comunale decisesse, comunque di approvare il Bilancio previsionale triennale senza procedere intal senso ci si potrebbe trovare nella situazione analizzata dalla delibera n 354/2013 della Corte dei Conti – Sezione Regionale di Controllo per il Piemonte, che fa esplicito riferimento alla situazioni previste dall’art. 243 bis del Tuel”. Ovvero il rischio del dissesto finanziario dei conti del Comune.