La Corte d’appello di Torino ha assolto “per non aver commesso il fatto” Aldo e Alfio Pepino, rispettivamente marito e figlio di Graziella Giraudo, la santona di Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo trovata mummificata il 27 ottobre 2013.
Gli imputati per 17 anni avevano tenuto in casa, il corpo, dopo averlo imbalsamato, della donna che veniva venerata come una santona.
Per Aldo e Alfio Pepino l’accusa era di occultamento di cadavere. Assolta anche Elda Allinio, sorella del genero della Giraudo, accusata di favoreggiamento.
Il procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi, ha chiesto il non doversi procedere per prescrizione.
Il cadavere di Graziella Giraudo era stato trovato dai carabinieri, dopo che nessuno aveva visto la donna da giorni.
Della “santona” di Borgo San Dalmazzo, a cui si rivolgevano fedeli da tutta Italia, non si avevano notizie dalla fine degli anni ’90 e in molti credevano che fosse partita per un viaggio. Ritenuta una guaritrice, conduceva una vita riservata e in paese la si vedeva poco.
Il suo corpo, conservato e con la mano in segno di benedizione, era stato ritrovato in una stanza chiusa a chiave. Gli inquirenti avevano trovato anche un diario in cui si ipotizzava la resurrezione della donna.
In primo grado, nel 2015, Aldo e Alfio Pepino erano stati condannati a un anno di reclusione ed Elda Allinio a 4 mesi. Gli altri familiari imputati, Valierio Allinio e Dianora Pepino, rispettivamente genero e nuora della donna, residenti nell’appartamento vicino all’alloggio in cui era stato rinvenuto il cadavere, avevano patteggiato la pena a un anno.
«Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza, ma per ora siamo molto soddisfatti – commenta l’avvocato Michele Forneris – È stata riconosciuta la natura istantanea del reato – aggiunge – cioè tutto quello che è successo dopo la morte della donna, è stato giudicato non rilevante».