Domani, venerdì 25 luglio, protesteranno a Roma, dinnanzi a Montecitorio, i poliziotti del SILP CGIL, per le difficili condizioni di lavoro e per sottolineare i mancati impegni del governo in materia di sicurezza.
Sarà la sola Organizzazione sindacale di polizia a protestare contro questo Governo. Era già avvenuto con i Governi precedenti, ai quali non era stato applicato alcuno sconto. In passato siamo scesi in piazza in cinque occasioni sotto il Governo Renzi e altrettante con l’esecutivo Gentiloni. Per la terza volta manifestiamo contro questo governo, e questa volta insieme a poliziotte e poliziotti del SILP CGIL ci saranno solo i colleghi della Polizia Penitenziaria della FP CGIL.
Sono molteplici le legittime rivendicazioni di una categoria messa particolarmente sotto pressione dal governo attuale, sulla quale l’attuale Ministro dell’Interno fonda gran parte della propria azione di propaganda politica.
Nessuna convocazione dei tavoli di contrattazione da parte di un governo che solo a parole promette maggiore sicurezza. Un’inerzia dell’esecutivo che riguarda anche la coda contrattuale e la parte normativa, relative al vecchio accordo.
Quello che viene definito il “Governo del cambiamento”, sulla sicurezza cambia poco o niente. Sono molti gli slogan, quanto le promesse, ma i problemi della sicurezza, anche nella nostra regione, sono e restano gli stessi rispetto al passato. Non è cambiato nulla neppure da quando si è insediato l’esecutivo Conte, anzi alcune questioni sono divenute croniche e altre si sono inasprite. Poliziotte e poliziotti restano senza contratto di lavoro da oltre 200 giorni e non ci sono risorse adeguate per correggere lo scellerato riordino interno delle carriere. Si tratta di una doppia penalizzazione per chi veste una divisa, destinata a produrre retribuzione peggiori nei prossimi anni, rispetto al passato.
Sono queste le principali ragioni per le quali saremo a Roma il 25 luglio, davanti a Montecitorio. Ma ci sono altri importanti contenuti della protesta. Per quanto riguarda la riforma dei ruoli e delle qualifiche, e in relazione all’atteso decreto correttivo, oggi le risorse a disposizione ammontano ad appena 23 milioni di euro per la Polizia di Stato e a 10 milioni per la Polizia Penitenziaria. Cifre irrisorie nella prospettiva di migliorare un riordino costato, complessivamente, 1 miliardo. La legge delega scade tra l’altro alle fine di settembre prossimo.
Anche sotto il profilo del rinnovo contrattuale, le risorse ad oggi previste garantiscono, a malapena, il tasso di inflazione programmata.
Sotto il profilo degli organici e per le assunzioni si fa molta propaganda, ma, ad oggi, non è arrivato un poliziotto in più nelle Questure del Piemonte o nelle Specialità, rispetto a quanto previsto dal vecchio piano di assegnazioni. Le nuove assunzioni annunciate metteranno a disposizione nuovi agenti solo nel 2020 e comunque si tratterà di numeri che non potranno, neppure compensare in misura minima, i pensionamenti. Solo a Torino mancano circa 500 agenti e la stessa misura, in percentuale, vale per le restanti provincie del Piemonte. Si tratta di una situazione estremamente grave che incide sotto il profilo dell’organizzazione dei servizi, soprattutto sotto il profilo del mancato rispetto dei diritti e delle garanzie contrattuali per i nostri lavoratori.
Ultima, ma non meno importante la questione degli straordinari. Il comparto sicurezza “divora” il 30% dello stanziamento generale del pubblico impiego. Si tratta di cifre impressionanti, ma soprattutto, dell’evidenza di una strategia che fa sì che gran parte del lavoro svolto sia sottopagato e che sia assicurato da personale pressato oltre misura, in deroga a qualsiasi normativa di tutela, stanziando cifre irrisorie. Un’ora di straordinario viene pagata mediamente 7 euro. Si tratta di cifre che non hanno corrispondenza in Europa, né sul territorio nazionale, se si considera che per qualsiasi altra categoria del pubblico valgono maggiorazioni orario che vanno dal 15 al 50%, tenuto conto della paga oraria lorda.
La dignità del lavoro della categoria non può essere messa in discussione, soprattutto dalla politica che usa la polizia per fare propaganda, come leva e strumento di contenimento del disagio sociale, in un periodo di crisi economica che si protrae da un decennio.
La mobilitazione delle poliziotte e dei poliziotti del SILP CGIL, da soli, non è iniziata oggi e non terminerà certamente il 25 luglio prossimo. Andremo avanti fino a condurre l’esecutivo al tavolo negoziale, come abbiamo sempre saputo fare in questi anni.
*Nicola Rossiello, Segretario Generale del SILP CGIL Piemonte