In principio furono le alghe equatoriali che infestarono inarrestabili le acque del Po. Le piogge autunnali, oggi tanto invocate, si portarono alla deriva i battelli Valentina e Valentino, lasciati senza ormeggi.
Il sole della calda primavera favori la crescita di erba in ogni dove che, non tagliata per due mesi o forse più, ci portò in dono un boom di allergie e zanzare che proliferarono in barba ai consigli da manuale delle Giovani Marmotte come quello di svuotare i sottovasi.
A giugno i tragici fatti di piazza San Carlo. Il ritorno dell’autunno fu celebrato con un’emergenza smog che, a vedere i dati di oggi 4 volte sopra i limiti, doveva ancora raggiungere i suoi picchi massimi. Per non farci mancare nulla, due morti sgozzati, per futili motivi, uno nell’area pedonale di via Di Nanni ed uno nel famigerato suk della Colletta.
Da buon ultimo fece la sua devastante comparsa il fuoco con il dramma degli incendi in Val Susa ed anche in collina con la nostra Città da questa mattina sotto una cappa di fumo e di cenere.
Sui social in queste ore, oltre a rappresentare il dolore e la paura per gli incendi che stanno colpendo le zone attorno al capoluogo, si sprecano le battute sull’arrivo delle rane e sull’imminente invasione delle cavallette.
Esiste forse un Dio crudele che si sta accanendo contro la nostra Città, ci sono forse delle colpe collettive che dovremmo espiare? Siamo di fronte ad un fato cinico e baro?
Nulla di tutto ciò: non stiamo vivendo un’Apocalisse metropolitana, non siamo nell’Egitto del Faraone e di Mosè e neppure in una Tragedia greca con qualche buontempone che si diverte a lanciare strali contro di noi. E, ancorché nella Capitale dell’esoterismo, non ci sono da invocare sfortune od opposizioni astrali. Semplicemente stiamo vivendo il nostro tempo, con le sue eredità pesanti, con i suoi piccoli e grandi problemi, con le sue crisi ed esasperazioni.
Non è tempo di caccia alle streghe o agli untori. Non possiamo dedicarci esclusivamente a dare colpe e a cercare colpevoli. In democrazia funziona cosi: i limiti, le responsabilità, le omissioni vengono sanzionate con il voto. E il giorno dopo le elezioni i cittadini si aspettano che chi ha vinto si assuma il compito di governare.
Il vero problema di Torino in questo preciso momento non è tanto e solo la mancanza di una visione per il futuro quanto e soprattutto la netta sensazione di essere una città non amministrata.
Di fronte alla quotidianità, di fronte alle emergenze, di fronte alle difficoltà, consapevoli delle poche risorse, i cittadini vogliono sapere quali azioni amministrative concrete vengono messe in atto, quali relazioni istituzionali vengono attivate, chi si fa carico di che cosa. Di svuotare i sottovasi o di chiudere porte e finestre lo sanno già da sé come sanno che questi suggerimenti da Almanacco del giorno dopo non sono quello che ci si aspetta da una Amministrazione.
Di fronte ad una emergenza e di fronte ad una calamità come quella che stiamo vivendo ci si aspettano soluzioni e proposte operative. Responsabilità e autorevolezza.
Altrimenti le cavallette rischiano di arrivare sul serio.