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lunedì, 10 Marzo 2025

Imu al Comune, il mistero si infittisce. Lo Russo: “I soldi dovuti non sono 61 milioni”

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di Bernardo Basilici Menini

La questione dei presunti 61 milioni di euro che lo Stato centrale dovrebbe al Comune di Torino non si placa. Il problema è che le voci che sono intervenute sull’argomento sono tante e per la maggior parte dicono cose diverse: chi parla della cifra integrale, chi di soli 21 milioni, secondo altri peraltro già corrisposti.

Il tutto nasce dall’ormai nota trasformazione dell’Ici in Imu da parte del governo Monti nel 2011 attraverso il famoso Salva Italia. Alla Città di Torino lo Stato chiese di pagare la tassa sui propri immobili. La decisione è stata poi considerata illegittima, dopo un ricorso dell’allora sindaco Piero Fassino, e il capoluogo piemontese si è così scoperto creditore per 21.107.500, dovuti e ai tempi non dati dalle istituzioni nazionali. Fino a questo punto tutti d’accordo. Da questo punto in poi, tutti in disaccordo.

Secondo la sindaca Appendino, oltre ai 21 milioni fino al 2012, ce ne sarebbero 10 all’anno nei quattro anni che vanno dal 2013 al 2016. 40 in totale, che, uniti alla cifra iniziale farebbero i famosi 61 richiesti a gran voce. Alla sindaca aveva risposto con secco diniego la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, senza tuttavia spiegare a fondo e nel merito il proprio “no”.

Il ministro Delrio, ieri a Torino, ha dato un parere diverso: «il contenzioso sulla restituzione dell’Imu era stato avviato quando ancora ero presidente dell’Anci e il riconoscimento del fatto che il governo Monti aveva sbagliato i conti c’è stato, è stato un elemento di giustizia. Nel caso specifico i tribunali hanno riconosciuto al Comune di Torino il diritto ad ottenere un risarcimento. Toccherà alla trattativa tra le parti decidere a quanto questo risarcimento debba ammontare». I soldi sarebbero dovuti, quindi, ma non 21 milioni, né 61. La cifra deve essere stabilita seduti a un tavolo.

Il Tar, dalla sua, quando ha emesso la sentenza relativa, confermata dal Consiglio di Stato, non ha stabilito l’ammontare. Secondo i giudici, infatti, sicuramente vanno resi i 21 milioni iniziali, ma del resto non parla. La risposta ai dubbi non può quindi essere rimandata all’organo giurisdizionale. Per capire chi ha ragione, in altre parole, Comune e governo dovranno mettersi a un tavolo, dati e calcolatrice alla mano, fare i conti e poi decidere.

E’ finita qui? No, decisamente no. Se una delle poche certezze riguarda l’ammontare della prima tranche, ci sono problemi su altri versanti. La sindaca Appendino, lo testimoniano le sue uscite pubbliche in tema, è convinta che quei 21 milioni siano ancora da corrispondere. Del parere opposto Luigi Marattin, consigliere economico del governo, secondo il quale «Il Comune di Torino aveva diritto a ricevere 21.107.500 euro (che aveva indebitamento pagato), e nel 2013 ha regolarmente ha ricevuto 21.552.850 euro. Semmai qui il problema è di diversa natura: queste somme furono date a valere sul bilancio, e non anche sull’allora vigente Patto di Stabilità Interno (che comunque in quegli anni il comune di Torino rispettò con un surplus di entità maggiore rispetto a queste somme, quindi si fa oggettivamente fatica a capire che tipo di danno avrebbe realmente subito) E allora dove sta il problema? Perché il Comune di Torino chiede 61 milioni? Perché – nonostante quanto già fatto – continua a contestare il calcolo originario».

A questo punto lo scenario più probabile, e comunque complesso, sarebbe il seguente: la cifra di cui il Comune è creditore non è di 61 milioni. I primi 21 sono stati erogati, malgrado problemi procedurali, e quindi la questione dovrebbe archiviarsi. Per il resto sarà necessario che amministratori locali e governativi si siedano e ispirati dal principio della lealtà istituzionale decidano quanto è il dovuto.

Sul tema è intervenuto il capogruppo del Pd locale Stefano Lo Russo, commentando queste vicende e quelle della manifestazione dei sindacati: «Siamo di fronte all’ennesima mistificazione di Appendino. I soldi dovuti non sono 61 milioni, ma si parla di 21 accertati, che anche se arrivassero non potrebbero colmare il disastro dei tagli. Gli altri 40 sono una richiesta che sappiamo andrà rinegoziata col governo. Non e’ prendendo a schiaffi il governo che un sindaco fa il bene della città, ma sedendosi ad un tavolo».

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