di A.D.
A Viterbo il Comune ha patrocinato l’iniziativa da luglio. A Salerno è dal 2015 che il pane sospeso dà una mano a duecento persone. A Sennori, in Sardegna, dal 2014.
E ancora: Padova, Napoli, Trieste, Matera e Milano hanno adottato l’idea di lasciare una pagnotta o uno sfilatino prepagato, per qualcuno che ne ha bisogno.
Ora tocca a Torino, dopo la mozione presentata dal Movimento Cinque Stelle, che vede nella consigliera Deborah Montalbano la prima firmataria.
Ma a differenza del capoluogo meneghino dove la “novità” è stata applaudita da maggioranza e opposizione (riguardava la zona 2 della città, la parte Nord), non tutti sono d’accordo o almeno hanno sollevato dei dubbi. Anche se la consigliera del Partito Democratico Chiara Foglietta ha parlato di «iniziativa lodevole», pur evidenziando che «non risolve i problemi sociali e il contrasto alla povertà». Storcono il naso Lega Nord e Forza Italia.
Il pane sospeso o, come si chiama in alcune città, il “pane in attesa” potrebbe arrivare alla Circoscrizione 5, area considerata a forte disagio sociale.
La proposta coinvolgerebbe l’AssoPanificatori di Confesercenti, i cui consociati verrebbero messi in una rete visibile sul sito del Comune di Torino, in modo tale che chi lo desidera può individuare le rivendite, anche nelle pagine della Circoscrizione, dove i clienti possono aver lasciato del “pane sospeso”.
«L’ iniziativa – spiega Deborah Montalbano – cerca di sostenere, con un piccolo gesto di generosità tra cittadini, le classi più deboli: persone anziane, famiglie in stato di disagio sociale, inoccupati senza reddito».
«Il “pane sospeso” – aggiunge la consigliera pentastellata – potrebbe essere attuato velocemente nel Comune di Torino non essendoci previsione di costi a carico dell’Amministrazione».
«Sosteniamo l’ iniziativa – dicono i Cinque Stelle – ritenendo che nel suo anonimato permetterebbe di far fronte ad un esigenza di bene primario, come quella del pane, coinvolgendo la cittadinanza a prestare aiuto e solidarietà nel rispetto della dignità delle classi più emarginate».