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venerdì, 6 Dicembre 2024

Un capolavoro del Novecento che si chiamava Omar Sivori

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Omar Ibn Khallab fondò lo Stato islamico. Omar Enrique Sivori mise la prima pietra sul regno della Felicità sportiva. Non a caso il nome Omar significa “vita e allegria”. Il 2 ottobre di nove anni fa, nella sua “facenda” di San Nicholas battezzata da lui Juventus, se ne andava consumato da un cancro al pancreas Omar Sivori. Aveva appena compiuto sessantanove anni e, strada facendo, era stato costretto ad assistere alla morte del suo terzo figlio Humberto ucciso anche lui da un tumore ad appena quindici anni. Il giorno della scomparsi di Omar anche in Italia fu momento di lutto.
A Torino e a Napoli, in particolare, le due città che l’inimitabile “numero 10” della Pampa aveva fatto innamorare e sognare.
Chi lo conobbe o anche quelli che ebbero soltanto la fortuna di vederlo giocare, oggi non potranno evitare di provare il brivido unico e speciale che segnò la loro vita nel momento in cui fecero all’amore con la prima ragazza. Quello che, davvero, non si scorda mai. Coloro i quali ne sentirono solamente parlare dovrebbero lasciarsi guidare dal desiderio di conoscenza e andarsi a vedere i filmati, perlopiù in bianco e nero, che ancora esistono nelle cineteche sportive. Ciascuno, alla fine del percorso, arriverebbe alla medesima conclusione. Dopo Omar Sivori nessuno come lui. Ieri, dopo il gol di Totti, scrissi di una “scheggia di poesia”. Oggi, per il “cabezon”, scomodo un intero volume di calcio in metrica.
Arrivò in Italia e alla Juventus insieme con il gigante John Charles per volontà di Umberto Agnelli, il fratello dell’Avvocato, che allora era presidente della società bianconera.
Si era alla vigilia degli anni Sessanta e la gente, seppur camminando sulle macerie di una guerra ancora troppo vicina, aveva un folle e legittimo desiderio di prendere in giro la vita. Ci voleva un mago. Sivori lo fu per il calcio. Un prestigiatore che regalava felicità e allegria, fedele al suo nome di battesimo. Il più grande. Anche di Maradona al quale può essere un poco rapportato sul piano della trasgressione senza, però lo sforamento negli eccessi suicidi. E se il calcio, nella sua pinacoteca planetaria, può vantare un capolavoro unico e inimitabile, del Novecento questo ha il volto di un indio chiamato Omar Sivori.

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