L’ormai ex direttore della manifestazione dice di sentirsi “sciolto dal vincolo di riservatezza”. “Non è l’effetto di un supposto fallimento di Narrazioni Jazz 2017”.
Con due post sul suo profilo Facebook Stefano Zenni saluta e ringrazia, ma soprattutto chiarisce, dopo che è diventato di dominio pubblico la decisione dell’assessora Francesca Leon: non sarà più lui il direttore del Torino Jazz Festival/Narrazioni Jazz.
«Il cambio di direzione non è l’effetto di un supposto fallimento di Narrazioni Jazz 2017 – spiega Zenni – Anche se non sono stati mai diramati dati ufficiali, chi ha frequentato il festival sa che i concerti, nonostante l’attività del Salone del libro, sono sempre stati tutti pieni, con alcuni sold out, fino a lasciare la gente fuori San Filippo Neri per la memorabile serata finale con “Altissima Luce”».
Poi Stefano Zenni aggiunge: «Immagino che il comunicato ufficiale chiarirà questo aspetto, ma l’assessora ha dichiarato al sottoscritto che si tratta di un cambio di direzione politica del festival, che intende (cito a memoria) “ricucire i rapporti col territorio” e “dialogare con le associazioni locali”. Per questo hanno deciso di prendere un direttore di Torino o dintorni».
«Si può discutere su questa scelta, ma prendo atto. Quanto a me, faccio un grande augurio al prossimo direttore, chiunque esso sarà. Soprattutto, spero che Torino continui ad avere un festival del jazz che sappia dare corpo alle sue più audaci aspirazioni culturali», continua Zenni.
I ringraziamenti
In un secondo post i ringraziamenti di chi ha lavorato con lui dal 2012 ad oggi al Torino Jazz Festival: «Dall’allora assessore alla cultura Maurizio Braccialarghe, verso il quale nutro ammirazione e riconoscenza, a Furio Di Castri, con il quale abbiamo lavorato per anni spalla a spalla meravigliosamente».
E ancora: «Un ringraziamento speciale va a Franco Bergoglio, mio Virgilio nel mondo del jazz di Torino, braccio destro, spalla, consulente, confidente, confessore, assistente, a volte vero e proprio condirettore. E poi lo staff della Fondazione Cultura Torino, dal suo segretario generale Angela La Rotella, sindacabile nel suo sostegno, al grande Claudio Merlo, il miglior direttore organizzativo del mondo. E poi ci sono le decine di persone che hanno lavorato al festival: non posso elencarle tutte qui perché farei torto a chi non cito, da Chiara Bobbio e Emilia Obialero. Ma lasciatemi spendere una parola almeno per l’ufficio stampa Luisa Cicero e Maurio Quattrini e per i direttori di produzione Giuseppe Baldari e Antonio Stallone. E poi lo staff del Fringe, quelli di Eggers, Francesca Vittani Al Circolo dei Lettori, Stefano Boni e Grazia Paganelli del Cinema Massimo di Torino. Dimentico molte persone, e mi perdoneranno. E ricordiamo il Laboratorio La Zanzara per la geniale grafica con cui hanno adornato il festival».
«Vorrei solo ricordare che dal 2012 a oggi abbiamo fatto molte cose belle per Torino – evidenzia nel post Zenni – Mi basta per tutta la vita sapere che nel 2015 abbiamo fatto la prima (ed unica) esperienza in Europa del Sonic Genome di Anthony Braxton al Museo Egizio: 70 musicisti che suonano per otto ore dalle 18 alle 2, trasformando il Museo in un grande esperienza di risonanza artistica e democratica. Per il resto, parlano i programmi, con le produzioni inedite, alcune delle quali hanno girato l’Italia e sono anche diventate dei dischi, i concerti che ci hanno distinto a livello europeo, il contributo dei musicisti più diversi, compresi i tantissimi del territorio torinese e piemontese, che hanno reso grande il festival».
«Infine un grazie al pubblico: sempre tantissimo, a tratti enorme, affettuoso, caloroso, perfino sul piano personale, e ancora polemico, partecipe, aperto alla discussione, insomma vivo come pochi. Basterbbe questo a ricordarci la grandezza di Torino. Grazie a tutti», conclude.