di Bernardo Basilici Menini
Dopo sei ore di Consiglio comunale arriva l’ufficialità: il capoluogo piemontese è uscito dall’osservatorio tecnico sulla Torino-Lione. La decisione è stata ufficializzata dal voto favorevole della Sala Rossa, dopo che nei giorni scorsi era stata prospettata la mozione che oggi ha messo il punto sulla questione.
La data per il movimento, sia quello pentestellato che quello No-Tav, è considerata storica. Un centinaio di appartenenti al secondo si è radunato sin dalle prime ore del pomeriggio fuori e dentro Palazzo di Città. Alla fine arriva il verdetto: 32 presenti, 26 favorevoli, sei contrari. La maggioranza vota compatta e incassa anche il voto di Eleonora Artesio di Torino in Comune, mentre sul versante opposto si schierano tutti gli altri gruppi. Il tutto anche grazie al “canguro”: un’opzione prevista dall’articolo 49 che ha permesso di accorpare i 245 emendamenti presentati da Fabrizio Ricca della Lega Nord e respingerli al mittente in un sol voto di maggioranza.
Chiara Appendino esulta: «E’ un momento importante per la città, che non può essere ignorato – inizia la sindaca – Avremmo preferito che il dibattito fosse avvenuto in un Consiglio comunale aperto. Sappiamo di non poter bloccare l’opera ma questo atto ha una grande valenza politica e lo dico con fierezza: vuol dire che Torino è contraria alla Tav. Le mie non sono ragioni ideologiche ma pratiche. Le risorsesono poche e vanno destinate ai bisogni primari. L’appartenenza all’osservatorio ha come requisito primario quello di essere a favore della Tav e non siamo a favore».
Le fa eco il vicesindaco Guido Montanari: «Non ci è stata data possibilità di dibattito, soprattutto a Torino. E’ stato impossibile parlarne in termini tecnici o scientifici: Mercalli ha provato ha farlo in televisione ed è stato estromesso. Essere contrario alla Tav significava non essere più un esperto, ma un esperto “No-Tav”. In Italia serve una linea ferroviaria diffusa, su cui spostare i soldi della Tav».
Fortemente critiche le opposizioni. Stefano Lo Russo, capogruppo del Partito Democratico, parla di «Conseguenze serie che danneggeranno la città, ci stiamo togliendo dall’unico tavolo di coordinamento sulla Tav». Quindi l’attacco a Chiara Appendino: «Vorrei che si ricordasse che anche se qui ha la maggioranza, questo dipende da un meccanismo elettorale. Il suo partito ha preso meno voti del Pd al primo turno delle amministrative», ha detto Lo Russo, invitando la sindaca a non parlare a nome di Torino. Dello stesso parere Mimmo Carretta: «Mozione studiata per distogliere l’attenzione e far sognare i vostri elettori in un mondo virtuale».
Ricca, molto duro, commenta l’esclusione dei suoi emendamenti: «In questa giornata storica, dove il popolo nazionale vince su una deriva autoritaria, l’autoritarismo ce lo troviamo in aula. Vi avevamo proposto un referendum cittadino sulla Tav, ma avete rinunciato pur di dare il contentino a chi vi ha votato. Ricordate che rappresentate il 30% del popolo torinese e non sapete cosa ne pensa l’altra parte».
Osvaldo Napoli, di Forza Italia, sostiene che «Abbiamo un sindaco che da un lato vuole i soldi per la Tav e dall’altro non vuole l’opera. Questo atto è uno specchietto per le allodole. La città non esce dalla Tav, ma dall’osservatorio». Alberto Morano sulla stessa linea: «La città non è contraria, ma solo questa amministrazione, dire il contrario è arroganza. Il Movimento 5 Stelle sta pagando pegno a chi lo ha eletto».
Eleonara Artesio, invece, prima di votare a favore sostiene come «l’osservatorio non sia un luogo di confronto, ma un modo per rafforzare la Tav».
Ma la partita non è definitivamente chiusa. Questo perché Chiara Appendino non è solo il primo cittadino del capoluogo piemontese, ma anche il sindaco della Città Metropolitana, dove i pareri sembrano decisamente diversi. Si moltiplicano gli appelli, infatti, ai consiglieri metropolitani perché spingano Appendino a non uscire dall’osservatorio. E’ anche pronta una mozione per impedirglielo. Il tutto si basa sul fatto che le istituzioni metropolitane avrebbe un parere politico in merito completamente differente da quello torinese.
Ma questo è un passaggio successivo. Per il momento la Sala Rossa porta Torino lontano dalla Tav. E i consiglieri pentestellati vengono accolti, all’uscita dal Comune, da una folla di No-Tav in festa.