14.7 C
Torino
giovedì, 19 Settembre 2024

Torino 2021, Montà : “Il candidato sindaco abbia la visione di una Gran Torino europea, forte dei territori della città metropolitana”

Più letti

Nuova Società - sponsor
Rosanna Caraci
Rosanna Caraci
Giornalista. Si affaccia alla professione nel ’90 nell’emittenza locale e ci resta per quasi vent’anni, segue la cronaca e la politica che presto diventa la sua passione. Prima collaboratrice del deputato Raffaele Costa, poi dell’on. Umberto D’Ottavio. Scrive romanzi, uno dei quali “La Fame di Bianca Neve”.

Quattro anni di Città metropolitana a trazione pentastellata non sono utili a raggiungere la sufficienza per una gestione ritenuta frammentata, chiusa su sé stessa e poco lungimirante. Roberto Montà, sindaco di Grugliasco e capogruppo del Partito Democratico di quella che un tempo era la Provincia, non fa sconti e guarda all’attualità e all’elezione del prossimo candidato sindaco di Torino, che per legge lo sarà anche di Città metropolitana, con attenzione, ben consapevole che mai come oggi i territori confinanti al grande capoluogo devono essere attori di un programma convergente, plurale e coraggioso. 

Roberto Montà, Torino 2021 sarà una sfida importante. Come devono affrontarla il centro sinistra e il Partito democratico?
In questi anni la città ha perso peso nelle grandi municipalizzate, abbiamo venduto le quote di Iren, contiamo di meno dal punto di vista industriale legato all’ambiente e alla sostenibilità, Smat è stata quasi devastata. La situazione è complicata e va totalmente riorientata e corretta sapendo che il territorio esterno può dare una spinta propulsiva con idee, progettualità e supporto a una proposta politica che può essere vincente. 

Quali dovranno essere le caratteristiche del candidato sindaco?
Chi si candiderà, dovrà avere sia la consapevolezza della responsabilità istituzionale di presiedere il territorio metropolitano e quella politica di guidare, condurre e accompagnare l’area. 

Sono due cose distinte?
La prima è una responsabilità che impone la legge, che sicuramente presenta dei limiti; all’esordio l’amministrazione di Torino si era posta la questione se si poteva fare o no il sindaco metropolitano per legge: gli effetti sono stati la scomparsa della città metropolitana dal punto di vista della soggettività politica e istituzionale. Non è nemmeno particolarmente sostenuta dalle risorse del Governo; quindi è un Ente che è di fatto una mini provincia nonostante il valore costituzionale la ponga a un livello nettamente superiore perché ha competenze sullo sviluppo economico.

Da dove partire per cambiare la realtà
E’ necessario avere uno sguardo complessivo su un territorio, che coniughi la visione metropolitana dell’area urbana, comprese tutte le potenzialità dalle valli olimpiche con la capacità dei territori di esprimerle. Bisogna avere chiaro in agenda che un pezzo dell’impegno è rappresentare un territorio che fa la metà degli abitanti del Piemonte e che da un punto di vista del Pil è fondamentale.

Lei ha parlato di due tipi di responsabilità. Una è quella istituzionale, e quella politica?
La responsabilità politica è la guida di quella che a livello europeo è considerata la Gran Torino. La città ormai ha poco più di 800 mila abitanti, e i 40 comuni che costituiscono l’area metropolitana, ne fanno poco più della metà. E’ questa conurbazione che è il motore trainante dell’economia: a livello di ricerca, saperi, università e infrastrutture. Per questo territorio serve un pensiero che non c’è stato e che va assolutamente recuperato. Noi abbiamo bisogno di un candidato sindaco di Torino che sia guida di questa conurbazione che imposti con i colleghi una serie di interventi di sviluppo.

Su quali direttrici?
La prima è definire una vocazione complessiva ai territori: il piano strategico, iniziato con Castellani, e sviluppato negli anni seguenti da Chiamparino e Fassino, non ce l’abbiamo più e quello di Città metropolitana è debolissimo. Mentre le direttrici di sviluppo sono fondate sulla ricerca, sull’innovazione, sulla difesa del distretto dell’automotive ma anche sulla possibilità di decentrare, di avere alcune eccellenze sparse nei territori.

Lei descrive una vera e propria rete di competenze e visioni messe al servizio della Gran Torino europea. E’possibile?
Per esempio, a Grugliasco c’è il polo scientifico dell’Università di Torino e questo è un tassello importante della Gran Torino di cui parliamo. Non significa che se è collocato fuori dal capoluogo allora non lo riguarda. La vocazione complessiva dell’area metropolitana va rivista, riconcertata, ripensata. Le aree di riqualificazione industriali vanno sostenute come driver di sviluppo metropolitano.

Dunque, uno dei problemi è quello che ci sono molte intelligenze che non hanno poi una regia ultima che unisca gli intenti?
Penso alla battaglia sui prolungamenti delle metropolitana: i comuni della zona nord si sono impegnati a fare il pezzo della progettazione della linea che porta fino a Pescarito, ma non è probabilmente chiaro che avere una porta in quella direzione per centinaia di miglia di persone cambierà il punto di vista economico e di sostenibilità ambientale di tutta la città metropolitana, non solo di quel tassello.

Il sindaco metropolitano dovrebbe essere quindi in grado di fare questo: unire e coinvolgere perché le iniziative del nord della città metropolitana sono affare di tutto il territorio complessivo. La provincia, le sue offerte, le sue proposte, sono ancora di interesse?
Abbiamo un tema centrale in questo senso che è la qualità della vita, della cultura, dell’intrattenimento, del tempo libero, che è completamente scomparso dall’agenda: non c’è l’idea di come si riesca a costruire una grande offerta culturale che faciliti e risponda alla domanda interna, ma che sia anche attrattiva per coloro che vivono al di fuori del territorio ma che sono ben disposti a spostarsi per conoscere. 

Dobbiamo diventare appetibili con una migliore promozione culturale?
Le residenze sabaude, piuttosto che i grandi musei, quali quello del Castello di Rivoli, la Reggia di Venaria, o Stupinigi, i grandi festival che sono stati realizzati in questi anni, eccezion fatta per questo 2020 flagellato dal coronavirus, sono stati un elemento caratterizzante. Eppure non sono all’interno di un piano di sviluppo per andare ‘oltre i confini’, nonostante ci sia la capacità di attirare turisti grazie a un offerta culturale importante. Questa è un’altra delle cose da correggere. 

Città metropolitana offre dunque un territorio virtuoso e capacità che ad oggi non sono state coordinate e considerate, è così?
Tutto è frammentato, non c’è l’idea di un sistema territoriale che lavora insieme e che non si mette in competizione ma in relazione.

Torino non è più la città di vent’anni fa, gli abitanti se ne vanno e scelgono di abitare in prima cintura. Perché?
Di questo bisogna tenere conto. Allora, Torino esportava le fragilità, le case popolari, le difficoltà, oggi da Torino vengono via le persone che cercano qualità della vita, benessere, servizi, tranquillità. Lo spopolamento causa una difficoltà della tenuta del valore immobiliare e lo svuotamento di alcune porzioni della città che corrono il rischio di diventare delle banlieu. Questo è un problema che va gestito in una logica di sistema: Torino rappresenta un pezzo dell’economia e del territorio che deve funzionare tutto insieme. Un’azione, un progetto che tenga insieme i territori intorno alla città è vincente per il centrosinistra, sia per una dimensione strategica sia amministrativa, perchè ha valore, ma anche per una dimensione banalmente di consenso. 

In che modo?
Se i cittadini di Grugliasco, di Collegno, di Settimo, di Nichelino o Moncalieri capiscono di avere un sindaco di Torino disponibile nei confronti dei territori, e che vuole lavorare con noi, vinciamo tutti. La sconfitta del centrosinistra di quattro anni fa, è stato sotto alcuni punti di vista un dispetto a un sistema di relazione politico e di potere, che non ha portato alcun vantaggio. E i nostri territori ne sono usciti più poveri di opportunità. Le uniche, sono state quelle condotte in autonomia o perché erano frutto di battaglie passate, come il prolungamento della metro fino a Cascine Vica, frutto del lavoro di parlamentari, di sindaci del territorio, di altre amministrazioni a Torino e in Regione. Noi abbiamo un progetto per il territorio, il candidato sindaco della città di Torino ci può aiutare a realizzarlo.

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano