di Monica Canalis*
Ieri una persona è stata uccisa al Suk di via Carcano, a Torino.
Fermiamoci tutti. Un mercato dovrebbe essere luogo di commercio, di incontri, di storie che si incrociano e si rispettano. Ieri invece si è trasformato in un teatro di morte.
Troppi venditori. Scarsi controlli. Regole difficili da far rispettare. Spazi poco circoscritti.
In un contesto così la situazione sfugge di mano, con conseguenze estreme. Qualcuno ha detto che un omicidio come questo poteva accadere ovunque, ma non è così: il caos e l’anarchia del Suk rendono difficile il contrasto ai reati. Anzi, quasi li favoriscono.
D’altro canto, non più tardi del 10 giugno scorso, a pochi giorni dalla tragedia di Piazza San Carlo, avevo esortato, quasi supplicato, l’Assessore alla Sicurezza, Finardi, e l’Assessore che si occupa del Suk, Giusta, a fare qualcosa per la sicurezza nel Suk. Il 10 giugno infatti i venditori abusivi avevano impedito l’accesso di un’ambulanza a Canale Molassi e ci è quasi scappato il morto. Purtroppo in quell’occasione l’assessore Giusta mi aveva irrisa, sostenendo che fosse stata colpa dell’ambulanza.
Il Suk era nato per aiutare i poveri ad arrotondare il reddito, ma è diventato un ghetto, un luogo di abusi che alimentano l’esasperazione e il senso di insicurezza dei residenti. Miriadi di venditori abusivi riempiono ogni spazio, in barba al Regolamento Comunale e ai controlli dell’ente che gestisce il mercato.
Adesso fermiamoci tutti. Sospendiamo il Suk. E cerchiamo finalmente un’area idonea, in cui spostare sia il mercato di via Carcano sia quello di San Pietro in Vincoli e Canale Molassi. I rischi sono troppo alti. Le istituzioni devono fare tutto il possibile per evitare tragedie come quella di ieri. La sicurezza viene prima di tutto.
*consigliere comunale Pd