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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Risanare il debito è possibile: le mie proposte

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Ripropongo qui alcuni passi del discorso pronunciato in Consiglio Comunale il 19 Giugno 2017 durante il quale ho prospettato le linee guida del processo di risanamento della Città.

“Occorre avere il coraggio di fare un cambio di passo significativo e abbandonare un approccio ideologico.
L’amministrazione, il risanamento e lo sviluppo di Torino devono, necessariamente, avvenire secondo tre linee ben precise:

a) riduzione dell’indebitamento della Città da attuarsi attraverso la dismissione delle partecipazioni comunali che abbiano un valore e la dismissione / chiusura di tutte le partecipazioni non remunerative. In altri termini il sistema delle Partecipate, vero cancro della Città, utile a garantire consenso e clientele deve essere drasticamente ridimensionato. Torino ed i Torinesi non si possono più permettere il lusso di mantenere questi carrozzoni; tutto ciò dovrà avvenire nell’ambito di processi trasparenti in linea con gli standard internazionali avvalendosi di operatori internazionali specializzati.

b) occorre ricondurre all’interno del Comune i servizi di competenza propria affidando ai privati servizi attualmente svolti in modo inefficiente dalle Partecipate, dagli Enti o Fondazioni;

c) in ultimo occorre ripensare e adeguare il sistema dei trasporti pubblici che genera oggi cospicue e continue perdite; le due società in-house (GTT e Infra.To) sono tecnicamente fallite. Occorre individuare tramite una selezione, attuata secondo standard internazionali, un management adeguato che ridisegni il profilo di dette società, le renda efficienti e appetibili al mercato allontanando da subito ogni influenza del sistema politico sulla gestione delle stesse.

In un secondo tempo occorrerà:

a) revisionare tutti i contratti di appalto e di affidamento dei servizi, al fine di ottenere cospicui risparmi e di eliminare le diseconomie legate al sistema di potere attuale;

b) rinegoziare i termini del debito comunale, attraverso il coinvolgimento di banche internazionali estranee alle logiche di prossimità, al fine di garantire liquidità disponibile da reinvestire;
c) ridurre conseguentemente all’attuazione di quanto previsto nei punti precedenti le tasse e tariffe locali e dare fiato ai cittadini;

d) sostenere e sviluppare politiche sociali di tutela delle fasce più deboli.

e) creare aree no tax disponibili ad investitori privati attraverso impegni pluriennali che prevedono un azzeramento/riduzione delle imposte comunali a fronte dell’impegno a investire e creare.

La cultura del bene comune propria del movimento 5 stelle non può diventare la cultura del debito comune, perché delle due l’una: o chiediamo a tutti i cittadini un contributo straordinario per ridurre il debito (e non credo che le norme di legge attuali lo consentano) o ridisegniamo il profilo del Comune e dei suoi beni.

Lo sfondo è quello di una città che corre dritta alla bancarotta; in questo quadro, già di per sé terribile per le conseguenze che ogni torinese avvertirà presto nella sua vita quotidiana, si inseriscono tanti piccoli episodi di incapacità amministrativa e gestionale e goffi tentativi di nascondere il debito (vedi caso Ream).

Qui però è in gioco qualcosa di più importante delle fortune politiche di Chiara Appendino o di Piero Fassino o di altri: è in gioco la sopravvivenza di una città, di fronte al rischio che il default acceleri dinamiche di impoverimento e spopolamento, verso approdi che ne muterebbero la fisionomia per molti anni in un grosso borgo di periferia con indici di disagio sociale difficili da recuperare. In una città in default chi ha le minime risorse si trasferisce altrove.

E’ tempo che anche il Sindaco Appendino e i politici tutti guardino in faccia la realtà per ciò che è, e che tutti ci guardiamo negli occhi: siamo capaci di accantonare per un momento progetti politici e ambizioni personali per dare una speranza a questa città? Siamo in grado di concordare tra noi passi difficili, ma inevitabili, per risanare Torino e restituire una prospettiva ai Torinesi?

Se si pensa di risanare il debito con giochetti contabili di basso livello si può essere certi che la Corte dei Conti fermerà chi intende operare così e tutti noi cittadini avremo un amaro risveglio.
Se invece si vuole intraprendere un serio progetto di risanamento secondo le linee sopra
prospettate, io sono pronto a collaborare .”

Scritto da Alberto Morano, consigliere comunale di Torino “Lista Morano”

 

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