La singolare e intricata “questione Piemonte” si avvia lentamente alla sua naturale conclusione. Dopo 4 anni di corsi e ricorsi legali e non il Tar ha detto la parola “fine” ad una legislatura che è nata all’insegna del dubbio e che si conclude con la certezza della sua illegalità procedurale. Certo, siamo ancora in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato ma è indubbio che l’attuale maggioranza di centrodestra è ormai politicamente delegittimata.
Ora si tratta aprire una nuova fase politica per il Piemonte. E in questa nuova fase politica il centro sinistra nella sua complessità non può sbagliare i colpi. O meglio, non può permettersi di sbagliare ulteriori colpi. A cominciare dal programma di governo, dal profilo della coalizione e dalla individuazione della “squadra di governo”. E, soprattutto, dal candidato a Presidente della Regione. Tre condizioni essenziali per voltare definitivamente pagina dopo una stagione all’insegna dell’approssimazione, del malgoverno e della incapacità di disegnare una visione del Piemonte, del suo futuro, della sua mission e del suo stesso sviluppo. E il malcontento che serpeggia oggi in settori crescenti della pubblica opinione piemontese conferma il malessere politico e l’incapacità di una coalizione, quella del centro destra a guida Cota, di non saputo dare una prospettiva seria e credibile all’intera Regione. Ecco perché serve una netta discontinuità politica e di classe dirigente.
Sotto questo versante la candidatura a Presidente di Sergio Chiamparino rappresenta, oggi, il vero “valore aggiunto” per rilanciare il “sistema Piemonte”. Senza alcuna piaggeria, quella di Chiamparino è la naturale candidatura di un esponente politico che può contribuire a superare i tradizionali steccati e porsi come una concreta opportunità per fare del Piemonte una regione che si caratterizza per la sua modernità, per il rilancio di un nuovo modello produttivo e, soprattutto, per la capacità di ristabilire un clima fiducia e di dialogo tra la classe dirigente politica e la pubblica opinione subalpina. Perché, è inutile negarlo, il Piemonte esce da un profondo deficit di moralità dell’azione politica e di profilo etico della politica. Lo scandalo legato a “Rimborsopoli” ha ulteriormente aggravato questa dimensione trasmettendo un’immagine devastante per la credibilità della politica e la serietà e la trasparenza delle istituzioni. Senza alimentare ulteriori polemiche e senza scivolare in un ridicolo moralismo, è indubbio che questa stagione politica piemontese sarà ricordata per la caduta verticale della credibilità della classe dirigente regionale e per la sua sostanziale incapacità di dare un governo serio, autorevole e credibile all’ente Regione Piemonte. Ecco perché la carta Chiamparino, per il profilo del candidato, per la sua indubbia popolarità e per la storia amministrativa che lo accompagna può essere la carta vincente per l’intera regione, e non solo per la coalizione del centro sinistra.
Programma di governo, quindi, e profilo della coalizione sono invece strettamente intrecciati. Per non ripetere le esperienze del passato anche su questo versante serve chiarezza negli obiettivi e coraggio nella composizione della squadra. Le ammucchiate “unioniste” non possono più essere riproposte. Il centro sinistra piemontese ha il dovere di costruire una alleanza di governo capace di riunire sotto lo stesso tetto la sinistra riformista e il centro riformatore. Entrambe queste correnti culturali e politiche hanno un grande e significativo radicamento territoriale e storico nel Piemonte. E sarebbe estremamente sbagliato, oggi, rincorrere la sinistra massimalista e forcaiola o il centro statico e conservatore. Il nodo, com’è evidente, non sono le sigle o la sola geometria delle alleanze. Si tratta, semmai, di dare voce ad un progetto riformatore che faccia uscire definitivamente il Piemonte dal pantano in cui è precipitato in questi ultimi anni con il governo di centro destra a guida Cota. E oggi ci sono tutte le potenzialità per poterlo fare, senza proclami e senza arroganza.
In ultimo, credo sia doveroso alla vigilia – si spera – di una nuova stagione politica per l’area subalpina, un forte ringraziamento a Mercedes Bresso per il suo coerente e rigoroso rispetto delle regole in materia di trasparenza delle elezioni. La sua testardaggine e il suo rigore morale hanno avuto il sopravvento e il risultato della giustizia amministrativa, seppur con un clamoroso ritardo, lo ha confermato. Una lezione a cui l’intero centro sinistra e tutta la cultura democratica e costituzionale deve esserne riconoscente. Senza quella sua insistenza avremmo avuto un altro risultato e un altro epilogo per questa infelice e squallida stagione politica.
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