Non è necessario aggiungere altre considerazioni a quanto già scritto sull’ex (a questo punto) portabaubau di Nostra signora Appendown, sindaca di Torino. Il temutissimo Ringhietto ha gettato la spugna all’ultimo round, non senza però aver mostrato straordinarie doti di incassatore.
A memoria d’uomo, anzi di boxeur, se mi permettete l’accostamento, lo reputo inferiore soltanto a Tony Galento, un peso massimo italoamericano dal fisico sgraziato degli anni Trenta e Quaranta, che un po’ lo ricorda nei tratti e negli atteggiamenti pittoreschi. Galento partecipò anche al film “Fronte del porto” con Marlon Brando protagonista, il che è un buon viatico per il futuro prossimo di Ringhietto. Che negli ultimi tempi, lo si ammetta, ha preso colpi da tutti e senza risparmio, neppure fosse diventato un punching ball (per restare nella metafora pugilistica) ad uso e consumo di chiunque. Tanto nessuno pagava dazio.
Lo malmenavano (in senso figurato) dagli assessori ai consiglieri di maggioranza, mentre quelli della minoranza facevano l’ola ad ogni polemica, e in ultimo anche la sindaca aveva preso a sfogarsi su di lui per sfuggire alla frustrazione d’essere anch’essa una malmenata.
Così indifeso, non esito a dirlo, Ringhietto ha prodotto in me, corsaro da secoli restio a cedere ai sentimenti, una profonda commiserazione, quasi a rimpiangerne l’antipatia su cui si è costruito una fama poco lusinghiera nei rapporti con terzi.
Ma siamo speranzosi che Ringhietto avrà imparato la lezione e che ora prima di difendere il padrone di turno (il suo mantra è sempre stato “devo difendere Chiara”) riesca a difendersi da se stesso e dai suoi fantasmi.