Neanche il tempo di rimettere piede in territorio italiano che, sulla liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, monta la polemica. Le due ragazze rapite in Siria alla fine di luglio sono rientrate a Roma alle 4 di questa mattina, accolte alla discesa dall’aereo dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Le giovani saranno sottoposte a controlli medici e poi saranno sentite dai pm, mentre il ministro riferirà oggi alla Camera.
C’è chi sostiene che sarebbe stato pagato un lauto riscatto da 12 milioni di dollari per la liberazione. Allusione che ben presto diventa febbrile guazzabuglio politico. Sceneggiata avvenuta ogni qualvolta si sia verificato un rapimento di italiani all’estero ed una successiva liberazione, riaprendo l’interrogativo su che cosa sia corretto fare in occasioni del genere. Comunque sia, la notizia del riscatto sembra sia trapelata per prima attraverso un tweet dell’account @Ekhateb88. Matteo Salvini della Lega Nord non si è fatto mancare l’occasione: «La liberazione delle due ragazze mi riempie di gioia ma l’eventuale pagamento di un riscatto che permetterebbe ai terroristi islamici di uccidere ancora sarebbe una vergogna per l’Italia. Presenteremo oggi stesso un’interrogazione al ministro degli Esteri per appurare se sia stato pagato un solo euro per la liberazione delle due signorine». Dopodiché ha rincarato la dose: «Se veramente per liberare le due amiche dei siriani il governo avesse pagato un riscatto di 12 milioni, sarebbe uno schifo!».
La strada è stata quindi tracciata. Tanti altri l’hanno seguita, aizzando l’interrogativo sul riscatto, se è stato pagato o meno. Dal palazzo, ora come ora, tutti negano e sviano. Dopo le parole di Salvini, sono arrivate quelle di Galeazzo Bignami, capogruppo di Forza Italia alla Regione Emilia-Romagna: «Le due ragazze amiche dei ribelli siriani e sequestrate dai ribelli siriani sono state liberate immagino dietro pagamento di lauta ricompensa ai ribelli siriani. Ora che sono libere penso si possa dire con chiarezza che di chiaro in questa storia non c’è nulla. A partire dal fatto che questo sequestro pare proprio un gran favore fatto dalle loro amiche ai ribelli». Bignami chiude così il suo post su Facebook: «Mi auguro che adesso le due tipe si mettano a lavorare gratis fino a quando non ripagheranno all’Italia quanto noi abbiamo dovuto versare, in nome della loro amicizia, ai ribelli siriani».
Arriveranno altre dichiarazioni al vetriolo. Chissà se giungerà, dai banchi del governo di Matteo Renzi, anche un qualche chiarimento su quel è avvenuto, provando magari a spiegare il perché della missione delle due italiane in Siria, come si è verificato il rapimento, quale è stato il trattamento riservato alle ragazze, attraverso quale canale e modalità è avvenuta la liberazione.