di A.D.
Torino non è Napoli, al contrario di quanto cantava Antonello Venditti. Almeno per quanto riguarda le tessere del Partito Democratico. Qui, sulle rive del Po, i pacchetti di tessere non esistono. Anzi. Ci sono dei “Signori delle tessere”, ma, come spiega Saverio Mazza, dell’organizzazione del partito, sono «quei circa 8500 signori e signore che a Torino e in provincia hanno deciso di iscriversi».
I dati del tesseramento dicono che siamo ai livelli del 2015. Settecento in più. «Ma è fisiologico alla vigilia di un congresso», spiega Mazza. Non si registra nessun contraccolpo figlio della scissione. Anzi. La scelta di abbandonare il partito da parte di Speranza e amici ha scatenato l’orgoglio Dem in quelli che l’anno scorso non avevano rinnovato la tessera: «Verissimo – conferma Saverio Mazza – chi aveva sospeso la tessera ha deciso di riprenderla, proprio perché in disaccordo con la scissione».
Dunque non ci sono “troppe tessere”, anomalia che avrebbe scatenato anche a Torino dubbi e sospetti. Ci sono solo “tessere giuste”: «Si eviti inutile strumentalizzazione pur tenendo alta l’attenzione al fine di garantire la correttezza del Congresso. In ogni modo, invito veramente a non avvelenare il clima. Se i dati del tesseramento fossero stati inferiori al 2015 qualcuno avrebbe pontificato in merito al problema del calo delle adesioni. Non è stato così, e allora pontifica che son troppe», conclude Saverio Mazza.