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venerdì, 6 Dicembre 2024

Panino da casa, i lavoratori delle mense denunciano: è il caos

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

di Giulia Zanotti

Mentre prosegue l’iter giudiziario per la questione del “panino da casa” nelle mense scolastiche torinesi, con Comune e Miur che hanno presentato ricorso in Cassazione e i genitori di “Caro Mensa” che hanno organizzato una raccolta fondi per le spese legali, a lanciare un nuovo allarme sono le lavoratrici delle mense scolastiche.
Infatti, se il Comune ha adeguato gli spazi del refettorio alla sentenza della corte d’appello che da il via libera al pasto da casa, resta però il problema della gestione degli spazi riservati ai bimbi con il “baracchino”.
“La Scia con cui il Comune ha organizzato gli spazi per i pasti nelle scuole torinesi traccia una linea immaginaria che divide il refettorio in due e le lavoratrici che si occupano della pulizia sono tenute a operare solo nello spazio adibito al servizio mensa” spiega Enzo Lavolta, vicepresidente del Consiglio comunale.
“Ma la parte per i bambini per il pranzo da casa chi la pulisce? – si chiede ancora il consigliere Pd – alla fine sono sempre le stesse lavoratrici visto che le scuole non hanno le risorse per organizzare il tutto diversamente”.
A far presente la vicenda, questa mattina sono state le stesse lavoratrici, ricevute durante la riunione della IV Commissione consigliare. “Non possono pretendere che il nostro lavoro si interrompa a metà secondo una linea tracciata dai documenti. Se facciamo così nessuno pulirà mai i tavoli o il pavimento dove mangiano i bambini con il pranzo da casa. Se vediamo un insetto ma è oltre la zona di nostra competenza lo dobbiamo lasciare lì?” chiedono le lavoratrici.
Non solo. Le lavoratrici hanno anche riportato all’assessore all’istruzione Patti le tante “irregolarità” che si verificano ogni giorno nei refettori. “Bambini con il pasto da casa che vogliono stare assieme ai loro compagni e non nella zona a loro riservata o che chiedono di assaggiare il cibo della mensa”. Insomma, ha precisato Lavolta “siamo di fronte a vera e propria separazione dei locali adibiti al consumo dei pasti: uno che rispetta le norme di sanificazione è una corretta alimentazione, l’altro che é l’esatto opposto”. “Oltre alla preoccupazione per le condizioni lavorative delle addette alla refezione, per questo ho intenzione di presentare un atto di indirizzo alla giunta per ripensare il sistema di gestione e di costo del servizio”.

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