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sabato, 27 Luglio 2024

Nuovi documenti sul caso Ream-Westinghouse: Giordana disse di non iscrivere i 5 milioni

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Negli ultimi mesi Nuovasocietà ha documentato con costanza le vicende del bilancio cittadino e dato conto ai suoi lettori delle delibere, degli audit, delle pronunce della Corte dei Conti e dei Revisori. Spesso ci siamo soffermati sul caso Ream, deflagrato a fine 2016, quando la Giunta Appendino ha deciso di dare il via all’operazione Westinghouse (dopo averla avversata in campagna elettorale) per poter accedere alle risorse derivanti dalla valorizzazione dell’area.

Ma oggi nuovi documenti in nostro possesso, che pubblichiamo, portano alla luce elementi che aggraverebbero una situazione già catalogata dai Revisori dei Conti come debito fuori bilancio.

Quando il 28 dicembre l’amministrazione stipula il contratto definitivo di vendita dell’area Westinghouse ad Amteco Maiora (Esselunga) per 19 milioni, scatta la clausola di rescissione del valore di 5 milioni di euro in favore del primo proponente Ream. Queste risorse, però, non vengono stanziate dall’amministrazione 5 stelle e per questa ragione, come certificato dai revisori dei conti, si genera un debito fuori bilancio. A fine dicembre, dunque, Appendino introita tutto il corrispettivo della vendita dell’area Westinghouse, lo utilizza per finanziare le Fondazioni Culturali in conto capitale e dimentica di restituire la caparra a Ream.

Ripercorriamo tappa per tappa la vicenda fino ad arrivare alle rivelazioni odierne.

Il carteggio tra Appendino e Quaglia.

A marzo 2017 i Revisori dei Conti hanno ritenuto la mancata restituzione dei 5 milioni di euro a Ream come debito fuori bilancio in seguito all’analisi del carteggio tra la sindaca Appendino e il presidente di Ream Giovanni Quaglia. Si tratta di lettere che i due enti si sono scambiati nell’arco di quattro mesi. Vediamole nel dettaglio.

30 novembre 2016. Appendino scrive a Sergio Rolando (assessore al Bilancio) e Anna Tornoni (Direttore Finanziario) e per conoscenza al vicesindaco Guido Montanari e a Paola Virano (Direttore dell’Urbanistica) che “stanti le trattative in corso, su varie partite aperte con la Città, non è prevista la restituzione dei cinque milioni di euro anticipate da Ream Srg Spa nel 2012 a titolo di caparra”. La sindaca in sostanza chiede ai suoi uffici di non procedere alla iscrizione e alla restituzione delle somme in questione adducendo l’esistenza di “varie partite aperte” tra Ream e Città di Torino. Tuttavia, come abbiamo visto, la Città nel 2012 aveva firmato un contratto nel quale si chiariva che se Ream non si fosse occupata della trasformazione dell’area, avrebbe dovuto ricevere indietro la somma inizialmente investita.

7 dicembre 2016. Giovanni Quaglia scrive ad Appendino chiedendo la restituzione delle somme e auspicando che “la stessa possa essere evasa a partire dal prossimo gennaio 2017”. Questo documento, dunque, sembra smentire la precedente lettera della sindaca in quanto Ream non fa cenno all’esistenza di “altre partite”, ma anzi richiede che la restituzione della caparra avvenga già a partire dal mese successivo.

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1 marzo 2017. Passano quasi quattro mesi ed è Appendino a rispondere a Giovanni Quaglia, chiarendo l’esistenza del debito (a differenza di quanto sostenuto il 30 novembre) e promettendo di iniziare a restituirlo “a partire dal prossimo mese di giugno 2017 così come da accordi inizieranno i contatti tra i nostri e i vostri uffici per definire le modalità e le tempistiche”. La lettera è firmata anche da Sergio Rolando, il quale però, ancora il 21 marzo in Commissione Bilancio, dirà che la restituzione della caparra non è stata richiesta da Ream. Tradotto, non verrà inserita nel bilancio preventivo.

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Marzo 2017. Scoppia il caso politico. Le lettere vengono rese pubbliche dalle opposizioni che chiedono e ottengono una Commissione Controllo di Gestione per presentare gli atti al collegio dei Revisori dei Conti, che annunciano di voler pubblicare un nuovo parere da allegare al bilancio preventivo in fase di approvazione.

21 aprile 2017. Il presidente di Ream viene in soccorso della sindaca “prendendo atto” dell’esistenza di un emendamento al bilancio preventive in cui la giunta si impegna alla restituzione dei cinque milioni nel 2018. In sostanza Quaglia accetta che la restituzione della somma avvenga nel 2018 come ipotizzato dalla maggioranza a Cinque stelle. Tutto risolto, dunque? Niente affatto.

27 aprile 2017. I Revisori inviano un nuovo parere al presidente del Consiglio Comunale nel quale ritengono i debiti Ream come fuori bilancio e invitano la Città di Torino a finanziare la somma nel bilancio preventivo 2017 in fase di approvazione.

28 aprile 2017. I revisori cambiano idea dopo un confronto serrato nell’ufficio della sindaca. Non solo Ream, ma anche Infra.To è ritenuto debito fuori bilancio e vengono avviate le procedure per il riconoscimento. Procedure poi interrotte in seguito alla pronuncia della Corte dei Conti che ha smentito questa interpretazione.

3 maggio 2017. Il bilancio di previsione è approvato in Consiglio Comunale in una seduta tesissima che si chiude nel cuore della notte. Nonostante i Revisori impongano di riconoscere e finanziare Ream nell’esercizio 2017, l’emendamento degli stessi è modificato a penna (vedi foto) spostando di un anno (dal 2017 al 2018) la restituzione della caparra. Pare poi che i Revisori abbiano richiesto una rettifica di alcune parti della loro documentazione. IMG_1778

I nuovi elementi emersi dall’accesso agli atti delle opposizioni

L’approvazione del bilancio non fuga i dubbi dell’opposizione. In una conferenza stampa i consiglieri del centro destra elencano ciò che, a loro avviso non torna, e chiedono un accesso agli atti per rispondere alle domande che non trovano risposta.

Morano

  • Perchè la sindaca il 30 novembre scrive che Ream non vuole indietro la caparra?
  • Perchè Appendino risponde solo il 1 marzo alla richiesta del presidente Quaglia di riavere i 5 milioni e non fa più accenno alle “varie partite aperte”?
  • Perchè l’assessore Rolando il 21 marzo, venti giorni dopo che Appendino ha riconosciuto il debito promettendo la restituzione a partire da giugno 2017, dice in Commissione che Ream non ha richiesto la caparra?

I nuovi atti a disposizione consentono di rispondere in parte a queste domande. Da questi documenti emerge chiaramente che sia stato il capo di gabinetto Paolo Giordana a gestire la vicenda Ream in prima persona.

22 novembre 2016. A pochi giorni dalla chiusura dell’ultimo assestamento di bilancio del 2016, Paolo Giordana chiede al Direttore Finanziario “di predisporre lo schema di utilizzo dei 19,6 milioni di incasso previsti dalla firma della convenzione Westinghouse”. Il medesimo giorno il Direttore Finanziario invia la relazione richiesta, in cui suggerisce di utilizzare i proventi della valorizzazione per coprire prioritariamente la partita Ream (5 milioni) e Infrato (la quota di mutuo annuale a finanziamento della metropolitana).
Giordana ringrazia per l’invio della relazione e aggiunge: “Non ho potuto fare a meno di notare la parte relativa ai debiti fuori bilancio di cui tratti”. Più nel dettaglio, prende tempo sulla questione Infra.To “poichè è in atto la procedura di audit” (che il 6 dicembre concluderà il suo lavoro non individuando debiti fuori bilancio, ndr), mentre per quanto riguarda Westinghouse prega di “rifare la nota evidenziando solo le poste per le quali possono essere usati i 19,6 milioni” e per quanto riguarda il debito con Ream “lo escluderei al momento dal ragionamento, in quanto con quel soggetto sono aperti altri tavoli di confronto”.

23 novembre 2016. Il direttore finanziario recepisce le indicazioni del Capo di Gabinetto e il 23 novembre 2016 manda una nuova versione della relazione accompagnandola con una nota: “Non essendo a conoscenza del fatto che l’amministrazione ha aperto tavoli di confronto con Ream, avevo ritenuto opportuno ricordare a tutti quali fossero gli impegni assunti dalla amministrazione precedente (la restituzione della caparra, ndr) al fine di non generare elementi di criticità per questa giunta”.

24 novembre 2016. Paolo Giordana riassume in una mail indirizzata ad assessori, dirigenti, al capogruppo Unia e al consigliere Fornari, le disposizioni impartite per l’utilizzo dei 19,6 milioni. In questa tabella, ovviamente, non c’è più alcun accenno ai 5 milioni.

Quel che succede nei mesi successivi è storia nota: il 30 novembre la sindaca invia ai dirigenti una comunicazione nella quale si afferma che “non è prevista la restituzione”. A questa segue quella di tenore opposto di Quaglia che, al contrario, ricorda l’esistenza del debito.

19 dicembre 2016. Di fronte a due comunicazioni di tenore opposto e alla contemporanea non iscrizione di queste somme nel bilancio 2016, il direttore finanziario il 19 dicembre scrive ad Appendino e Rolando: “Mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione questa problematica, legata ai rapporti con la società Ream. Non riesco a capire il collegamento tra le due comunicazioni, la nota del 30 novembre, con la quale veniva precisato che, stante le trattative in corso su varie partite aperte con la Città, non si prevedeva la restituzione dei cinque milioni di euro anticipati dalla società a titolo di caparra nel 2012, e la nota del 7 dicembre con la quale la società chiede la restituzione della caparra stessa auspicando che avvenga nel mese di gennaio 2017. Il problema è costituito dal fatto che, se dovesse verificarsi questa ipotesi l’importo di cinque milioni avrebbe dovuto essere finanziato nel corso di questo esercizio. Probabilmente mi manca qualche elemento per comporre il puzzle nella sua interezza, ma ho ritenuto importante parlarne”.

A questa comunicazione, almeno dalle carte in nostro possesso non c’è stata risposta.

Pezzi che mancano.

Come è andata a finire?

Sappiamo che i cinque milioni di Ream sono stati ritenuti dai Revisori dei Conti debiti fuori bilancio. Sappiamo che a fine 2016 la Giunta Appendino non ha finanziato interamente la rata di Infra.To. Ma ci sono cose che non sappiamo.

  • A cosa si riferiva Paolo Giordana quando parlava di “altri tavoli di confronto”?
  • Questi tavoli di confronto hanno influito sulla vicenda e come?
  • Qualcuno a Palazzo Civico ha compiuto azioni in contrasto con la corretta applicazione del diritto e della contabilità pubblica?
  • Sono state rispettate le norme di trasparenza e correttezza amministrativa?
  • Perché Consiglieri Comunali e Revisori dei Conti sono stati tenuti all’oscuro dei dubbi in merito alla necessità di restituire la caparra?
  • Chi ha modificato a penna l’emendamento dei Revisori? Questa modifica è stata confermata o disconosciuta successivamente?

Per rispondere a queste e ad altre domande, è notizia di oggi, la Procura parrebbe aver aperto un’inchiesta in seguito alla presentazione di un esposto.

Foto in evidenza da Gabo su Torino

 

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