«A pensar male del prossimo si fa peccato, ma si indovina». È la prima frase che ci viene in mente quando, fermi davanti al luogo dove venne commemorata solo pochi giorni fa Erika Pioletti, osserviamo il… vuoto.
Riavvolgiamo il nastro. Piazza San Carlo, 3 giugno 2018: la Città di Torino ricorda la tragedia di un anno fa, quando durante la proiezione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid rimasero ferite più di 1500 persone, tra queste Marisa Amato, 64 anni che è rimasta paralizzata.
Quella maledetta sera Erika Poiletti venne travolta dalla folla in panico e morì dopo 12 giorni di coma.
Alle 11.30, davanti ai familiari della vittima, nel punto in cui avvenne la tragedia, la sindaca Chiara Appendino, indagata per quanto accaduto, e il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci, depositano una corona di fiori (come è mostrato dalle foto pubblicate da diversi quotidiani). Altri omaggi floreali sono a firma della Juventus.
Pochi giorni dopo, dal 7 giugno, le manifestazioni collaterali al Salone dell’Auto, che si svolge al Parco del Valentino, vengono ospitate in Piazza San Carlo.
Quindi i piloti deliziano i presenti con la loro abilità: si parlerà molto della derapata che, a quanto sostiene una consigliera della maggioranza grillina, Viviana Ferrero, che ha presentato un’interpellanza, si sarebbe svolta non tenendo conto della sicurezza delle persone.
E in questi giorni di festa non c’è traccia della corona del Comune. Eppure non faceva così caldo da far seccare i fiori e quindi da toglierli. Anzi. Ha piovuto varie volte.
Dunque dov’è finita la corona della Città di Torino? Perché è stata tolta praticamente subito da piazza San Carlo?
Forse qualcuno ha ritenuto che, visto l’altezza, rendesse la piazza “esteticamente triste” per un evento così gioioso come ad esempio una bella derapata o l’esposizione delle quattro ruote?
Ovvero: era alto il rischio che la corona per la Pioletti venisse inquadrata più volte dalle telecamere e dagli obiettivi “rovinando” il quadro perfetto offerto dalla manifestazione automobilistica, lasciando quelli più “bassi” alla vista e quindi più discreti della Juventus.
Nuovamente ci tornano alla mente le parole che abbiamo usato all’inizio, pronunciate da Pio XI e non, come invece molti credono, dal divino Giulio: «A pensar male del prossimo si fa peccato, ma si indovina». Spesso.