Sergio Marchionne vede rosa. L’amministratore delegato della Fiat, intervenuto nell’assemblea degli azionisti del Lingotto, brilla di ottimismo. «Confermiamo che non ci sono eccedenze negli stabilimenti italiani» dice, in quello che sarà l’ultimo vertice di Torino dopo oltre un secolo.
D’ora in avanti, infatti, le assemblee si terranno nella nuova sede olandese. «In linea generale abbiamo tutte capacità, produttive di arrivare a 6 milioni di auto – afferma con sicurezza il maglioncino blu più famoso d’Italia – Non se arriviamo a 7 milioni, ma con le iniziative che annunceremo a maggio il limite di 6 milioni è accessibile».
C’è spazio anche per parlare del rendez-vous con il Presidente degli Stati Uniti, «un incontro informale – sostiene John Elkann – Il presidente degli Usa si era già espresso in modo molto positivo sull’operazione, e per essere riusciti a portare Chrsyler dove e’, e vede il nostro futuro in modo molto positivo ed incoraggiante». Non è d’accordo il deputato di Sinistra Ecologia Libertà Giorgio Airaudo, che non rinuncia a sbeffeggiare Marchionne: «E la Fiat va … Via da Torino, con gli azionisti. Solite promesse, soliti, ritardi, in attesa dell’ennesimo piano industriale da Detroit».
«Chrysler ha salvato la Fiat, non il contrario – ha poi tuonato Marchionne – Chrysler si è salvata per due ragioni: perché è stata gestita in modo diverso dal passato e perché il mercato ha aiutato. Non dobbiamo usare l’arroganza italiana di dire noi abbiamo salvato te».
«La base di questa alleanza – ha aggiunto – si basa su un essenziale concetto di umiltà. Ognuno contribuisce. C’è un sistema americano che l’anno scorso ha prodotto più della metà degli utili dell’azienda».
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