La Resistenza nonviolenta, un tema spesso dimenticato. Per quasi tutti, infatti, parlare di quel periodo significa riferirsi ai partigiani.
Ettore Ongaro, direttore dell’istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, ha scritto un libro che vuole fare un cambio di prospettiva. S’intitola “Resistenza nonviolenta 1943 – 45” e verrà presentato nella sala Gandhi del Centro Studi Sereno Regis, in via Garibaldi 13.
Il pregiudizio da scardinare, nel settantesimo anniversario della Resistenza, è «superare la distorsione della narrazione storiografica, sedimentata nell’immaginario collettivo, che fa identificare la Resistenza con la minoranza rappresentata dai partigiani ed eclissa la grande maggioranza rappresentata da tutti quei resistenti che non hanno fatto ricorso alle armi». Per questo, «assumere la prospettiva delle lotte nonviolente permette di comprendere e valorizzare in modo del tutto nuovo la grande partecipazione della popolazione a quella rivolta morale e politica che fu la Resistenza. E’ una memoria fertile per il nostro tempo dato che la scelta di opporsi alla tirannia con mezzi nonviolenti è nata dalla scelta delle persone di ascoltare la propria coscienza, di restare umani in un tempo di imbarbarimento».
©RIPRODUZIONE RISERVATA