Puntuale, tra maggio e giugno, come la bagna caòda in autunno, arriva il provvedimento della giunta comunale sulla movida. Ci eravamo abituati all’ordinanza che vietava la vendita di alcol da una certa ora e in zone delimitate. La novità questa volta è l’ordinanza che diventa regolamento. Si passa quindi da un provvedimento limitato nel tempo ad uno permanente con la possibilità che la giunta si è data di estendere le zone di applicazione. La novità riguarda l’asporto che è consentito fino alle 23 e le quantità, testualmente:
“… è consentita fino alle 23 la vendita per asporto di bevande alcoliche condizione che la bevanda sia venduta esclusivamente in abbinamento con alimenti cotti per il consumo diretto, in quantità non eccedenti il rapporto di uno a uno (un alimento/una bevanda alcolica) e sia racchiusa in contenitori opportunamente confezionati”.
Quindi una pizza una birra, un panino… l’insalata no… non è cotta. Si potranno cantare, mentre si torna casa con il contenitore opportunamente confezionato oppure mentre avviene la consegna, un vecchio hit di Lucio Battisti cantato dai Dik Dik “un panino una birra e poi” oppure con Albano e Romina “felicità mangiare un panino un bicchiere di vino”.
Attenti però perché centinaia di vigili urbani saranno sui tetti, agli angoli delle strade, nascosti dietro le auto in sosta, spunteranno dai tombini pronti verificare in assetto di guerra che il contenitore sia opportunamente confezionato (?!) e che non si ecceda il rapporto di uno a uno. Una pizza una birra (da 33 cl? Da un litro? Una tanica? boh?). Una pizza una bottiglia di vino e se fosse una pizza e un bag in box (da 1 litro da 3 litri da 5 litri?) o una pizza e una damigiana?
Ironia a parte siamo alle solite, si preferisce un provvedimento restrittivo alla fatica della politica, alla fatica di immaginare soluzioni che trasformino i problemi in opportunità mettendo in fila qualche ragionamento. Per esempio come far coincidere l’aspirazione della città a diventare città universitaria che accoglie e ospita studenti universitari dal resto d’Italia e del mondo offrendo loro luoghi e momenti di aggregazione. Per esempio come immaginare la San Salvario del futuro, oltre l’annunciato (a proposito e sproposito) “distretto del bere”, specializzare un quartiere come San Salvario è un ossimoro, la sua forza è proprio la varietà di luoghi cose e persone. Nei cassetti e negli hard disk giacciono proposte su San Salvario elaborate dalle associazioni e dalla circoscrizione che vanno dalla mobilità all’arredo urbano, al concorso di idee sui dehor, alle potenzialità turistiche e culturali del quartiere, all’unicità della presenza di realtà religiose che convivono e collaborano.
Auspicherei si andasse oltre un alimento/una bevanda e il vigile urbano nel tombino. La movida si risolve progettando il futuro.