25 gennaio 2011. In un capannone di via Moncenisio a Villarbasse, nella seconda cintura di Torino, scoppia un incendio. Le fiamme divampano nel deposito utilizzato dalla ditta Nu Air di Piossasco. E scattano le indagini, coordinate dal pubblico ministero Gianfranco Colace.
Oggi, tre anni dopo, inizia il processo sulla vicenda, che vede indagati Massimo Valentini, custode giudiziario e presunto piromane, già accusato di aver appiccato il fuoco, nel 2000, a un edificio adibito alla custodia di auto e beni sotto sequestro e difeso dall’avvocato Michela Malerba, e Giuseppe Bassignana, vigile del fuoco volontario di Rivoli. Secondo quanto sostenuto dal pm Valentini sarebbe il responsabile del divampare delle fiamme, con la connivenza dell’amico Bassignana, che lo avrebbe aiutato e coperto. Non solo. Le parole di un testimone parlano anche di altri vigili del fuoco volontari, che «non raccontarono la verità ai carabinieri che indagavano sul fatto, ma concordarono una versione dei fatti univoca sui loro orari di uscita dalla caserma». Amicizia? Lealtà per un collega?
Se davvero ci fu questa catena di menzogne, se davvero si trattò del gesto di un piromane coperto da una ramificazione di bugie è quello che stanno cercando di capire gli inquirenti, che continuano ad indagare sui fatti. Valentini, da parte sua, continua a dichiararsi innocente.
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