di Giulia Zanotti
Annunciato già durante la campagna elettorale il rinnovamento del Piano regolatore per la città di Torino entra ora nel vivo con una delibera d’indirizzo presentata dall’assessore all’Urbanistica Guido Montanari.
Per Montanari non si tratta di “fare un nuovo piano regolatore ma di realizzare una forte manutenzione di quello in atto dal 1995, a fronte di una visione politica e sociale molto cambiata da allora”. “Allora si immaginava una città in continuo sviluppo con oltre un milione di abitanti, mentre ora sono solo 900mila- prosegue Montanari – ma c’è tutta la cintura dei paesi limitrofi che si interconnettono con la città è che devono essere tenuti presenti”.
Montanari ha poi precisato alcune delle linee guida del lavoro in programma: “Difendere le aree verdi, dove invece il piano del ’95 prevede che si possa costruire, rendere efficiente il sistema di trasporto pubblico e favorire la mobilità sostenibile, rivedere le aree destinate a parcheggio, redistribuire i servizi sul territorio in funzione di una città policentrica e riaffiorare i criteri commerciali”.
E se per il vicesindaco “il Comune non ha né il tempo né le risorse per un nuovo piano regolatore, ci serviremo degli uffici comunali e avvieremo un percorso di partecipazione che coinvolgerà le circoscrizioni, anche se non siamo obbligati a farlo, le associazioni professionali, quelle culturali, le università e i comitati di cittadini impegnati sul territorio e per l’ambiente”.
Sulla questione é intervenuto anche il consigliere del Pd Piero Fassino che pur ribadendo la necessità di un nuovo piano regolatore ha precisato di non condividere quelli che sono i criteri su cui si è concentrata la giunta Appendino. “Non convince quello che non c’è” ha affermato Fassino. “A partire dal calcolo degli abitanti, che è un dato statistico non permanente: ora Torino ha 900 mila abitanti, ma nei prossimi anni numerosi fenomeni e fattori potrebbero determinare una crescita della popolazione è un cambiamento nel nostro territorio. Basti pensare a una crisi economica che sta finendo e che potrebbe lasciare spazio a una nuova crescita e sviluppo”.
Fassino si è concentrato poi sulle grandi opere ricordando come “al di là delle opinioni che si possono avere la Tav si farà e questo significa un cambio della spazialità di Torino, con città come Lione e Parigi raggiungibili in poco tempo e Milano per cui basteranno 29 minuti: il ruolo della città e gli investimenti sul territorio subiranno un conseguente cambio notevole”.
E se non si può trascurare la dimensione metropolitana e i legami con i comuni limitrofi per Fassino un aspetto fondamentale per la città sono le sue università: “Bisogna considerare l’importanza di un sistema formativo universitario che attrae molti studenti e che incide sulla popolazione, pensiamo a quei 50mila fuori sede che non contano tra i 900mila abitanti ma che a Torino vivono”. E infine non mancano alcune stoccate: “So che abbiamo un’idea del ruolo della cultura diverso, ma i fatti dimostrano che la cultura é un fattore di attrattivitá radicale per una città. Il rischio é quello di una Torino più piccola, che inneschi processi che portino a un ridimensionamento. E attenzione, perché a 110 chilometri da qui c’è una Milano che é in grande espansione”.
Anche il capogruppo della Lega Nord Fabrizio Ricca si è detto contrario alla delibera: “Chiedo scusa al vicesindaco Montanari perché in passato gli ho detto che aveva una visione medievale. Direi piuttosto che é fermo all’età del bronzo. E il problema é che la vostra delibera sul piano regolatore é proprio come quella del bilancio, vuota, priva di contenuti. Voi parlate di città camminabili, ma bisogna invece pensare a una Torino che vada a 200 all’ora, che viaggi veloce e che sia in grado di competere con città come Milano e Parigi”. “Inoltre – ha proseguito Ricca – ascoltare delle persone in campagna elettorale non é chiamare a partecipare l’intera città. Torino é di tutti, non solo di chi ha votato una parte o un’altra”.