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venerdì, 13 Dicembre 2024

In Afghanistan c’è ancora chi si ribella. Letta: aprire corridoi umanitari per una crisi lunga e tremenda”

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

In Afghanistan c’è ancora chi protesta e  chi coraggiosamente si ribella nel giorno dell’indipendenza,  anche improvvisando cortei e  manifestazioni rischiando la vita.   Un paese dove la disperazione porta le madri a lasciare i neonati, perché abbiano un futuro ovunque nel mondo, ai contingenti americani e europei che abbandonano il Paese dopo una presenza ventennale.  Non è quindi vero che si tratti di un popolo che non si ribella e che abbia subito passivamente la campagna talebana.    

E’ incredibile il modo in cui  un popolo intero, combattivo e pieno di orgoglio,  sia passato in pochi giorni sotto il totale controllo degli amici pashtun dell’Isis e di Al Qaida.  Si perché la realtà talebana è strettamente legata a questo gruppo etnico linguistico  pre islamico, presente nel sud est del Paese e nella parte orientale del Pakistan. Insomma è espressione solo una parte del Paese.  

E’ da ricordare che non a caso fu un’alleanza del nord di “signori della guerra” tagiki e uzbeki che, con l’appoggio americano, rovesciarono il governo talebano tra la fine del 2001 e gli inizi del 2002, dopo gli attentati dell’11 settembre.

E ora dopo 20 anni si torna da capo.

Molti si pongono due domande: com’è stato possibile che nessun dei servizi russi, americani, italiani,  francesi si sia reso conto che se fossero partiti i contingenti militari  nel giro di due giorni si sarebbero imposti i talebani  e  chi  vende loro le armi? Certo c’è il Pakistan free market, il mercato clandestino e non solo, ma ora ci sono anche i moderni armamenti dell’arsenale del governo afghano. Armamenti moderni e costosi che si presume arrivino da Iran, Cina e Russia. 

E’ comunque evidente l’interesse e le forti relazioni tra Cina e rappresentanti talebani.  Uno sviluppo  che ha procurato allarme nelle diplomazie internazionali e in particolare a Mosca. Un paese che pur impegnando l’Armata Rossa non riuscì a sconfiggere e rimase impantanato in una sanguinosa lotta alle tribu fondamentaliste che rifiutavano il salto triplo nei costumi, in particolare per le donne, imposto da Mosca.  

Ma i ricchi fratelli musulmani come mai non parlano di corridoi umanitari, di aiuti per la umma dei fratelli afghani,  come avviene In Italia e in Europa? Nessuna condanna, nessuna fatwa musulmana, nonostante sia una realtà religiosa quanto mai variegata.  Ci vorrebbero più sufi e meno affaristi,  quelli cantati e seguiti da Battiato. Loro si che più avevano spiritualità senza le armi.Una nuovo dramma umanitario e politico  in un mondo che deve fronteggiare emergenze ambientali e sociali epocali. Intanto l unica concreta risposta per rquesta emergenza è quella di aprire urgentemente corridoi umanitari per i profughi ,come proposto dal segretario del Pd Enrico Letta:  “Bisogna assolutamente farli perché questa crisi durerà a lungo e sarà tremenda” – e ha aggiunto: “Il ritiro delle truppe Nato è stato fatto malissimo. Noi europei dobbiamo recuperare rispetto agli errori fatti, quella dei corridoi umanitari è una scelta assolutamente necessaria”.

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