In Afghanistan c’è ancora chi protesta e chi coraggiosamente si ribella nel giorno dell’indipendenza, anche improvvisando cortei e manifestazioni rischiando la vita. Un paese dove la disperazione porta le madri a lasciare i neonati, perché abbiano un futuro ovunque nel mondo, ai contingenti americani e europei che abbandonano il Paese dopo una presenza ventennale. Non è quindi vero che si tratti di un popolo che non si ribella e che abbia subito passivamente la campagna talebana.
E’ incredibile il modo in cui un popolo intero, combattivo e pieno di orgoglio, sia passato in pochi giorni sotto il totale controllo degli amici pashtun dell’Isis e di Al Qaida. Si perché la realtà talebana è strettamente legata a questo gruppo etnico linguistico pre islamico, presente nel sud est del Paese e nella parte orientale del Pakistan. Insomma è espressione solo una parte del Paese.
E’ da ricordare che non a caso fu un’alleanza del nord di “signori della guerra” tagiki e uzbeki che, con l’appoggio americano, rovesciarono il governo talebano tra la fine del 2001 e gli inizi del 2002, dopo gli attentati dell’11 settembre.
E ora dopo 20 anni si torna da capo.
Molti si pongono due domande: com’è stato possibile che nessun dei servizi russi, americani, italiani, francesi si sia reso conto che se fossero partiti i contingenti militari nel giro di due giorni si sarebbero imposti i talebani e chi vende loro le armi? Certo c’è il Pakistan free market, il mercato clandestino e non solo, ma ora ci sono anche i moderni armamenti dell’arsenale del governo afghano. Armamenti moderni e costosi che si presume arrivino da Iran, Cina e Russia.
E’ comunque evidente l’interesse e le forti relazioni tra Cina e rappresentanti talebani. Uno sviluppo che ha procurato allarme nelle diplomazie internazionali e in particolare a Mosca. Un paese che pur impegnando l’Armata Rossa non riuscì a sconfiggere e rimase impantanato in una sanguinosa lotta alle tribu fondamentaliste che rifiutavano il salto triplo nei costumi, in particolare per le donne, imposto da Mosca.
Ma i ricchi fratelli musulmani come mai non parlano di corridoi umanitari, di aiuti per la umma dei fratelli afghani, come avviene In Italia e in Europa? Nessuna condanna, nessuna fatwa musulmana, nonostante sia una realtà religiosa quanto mai variegata. Ci vorrebbero più sufi e meno affaristi, quelli cantati e seguiti da Battiato. Loro si che più avevano spiritualità senza le armi.Una nuovo dramma umanitario e politico in un mondo che deve fronteggiare emergenze ambientali e sociali epocali. Intanto l unica concreta risposta per rquesta emergenza è quella di aprire urgentemente corridoi umanitari per i profughi ,come proposto dal segretario del Pd Enrico Letta: “Bisogna assolutamente farli perché questa crisi durerà a lungo e sarà tremenda” – e ha aggiunto: “Il ritiro delle truppe Nato è stato fatto malissimo. Noi europei dobbiamo recuperare rispetto agli errori fatti, quella dei corridoi umanitari è una scelta assolutamente necessaria”.